I Nuovi Mostri di una serie A che è una mezza tragedia

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Se ne sentono tante in giro. Cominciando da Edi Dembinsky o come cavolo si scrive. Che presentando Trento e Reggio Emilia nello scontro di fine mese scorso ha detto: “Due squadre che molto si somigliano”. E passi, ma ha pure aggiunto: “Due squadre che hanno rinunciato volontariamente alle coppe europee”. Volontariamente? Sì, con la pistola puntata alla tempia. Ma in quale mondo vive? Tanto che Acciughino Pittis l’ha subito guardato di traverso e deve aver pensato: “Questo è matto da legare. Ed è fritto se lo sente il mio amico Don Quijote da Mestre”. Difatti m’ero segnato sul libricino nero la clamorosa panzana sparata al vento dal telecronista della Rai che porta le scarpette rosse come Giannino e ha sempre la testa tra le nuvole come quel giraffone ipocondriaco di Bargnani. Del quale Gelsomino Repesa ha confessato a Claudia Angiolini nel suo simpaticissimo italiano senza articoli determinativi: “E’ giocatore completo, con talento, di altissimo livello: capisce gioco e in attacco fa differenza”. Di qui una domanda spontanea: perché allora non se l’è preso lui questo mostro a Milano, e non il Baskonia, visto che gli piaceva tanto e il Mago s’era offerto all’Armani dopo che l’Nba l’aveva scaricato? “Perché costava troppo”. Pure questo è vero. E aggiungo io: perché ne ha sempre una. Come sanno benissimo Recalcati, Pianigiani e Messina che l’hanno avuto con loro purtroppo in nazionale. Però negli ultimi tempi ne ho sentite anche di peggio. Come quella di Matteo Soragna che in occasione del posticipo di lunedì scorso tra Trento e Torino ha spiegato in diretta su Sky: “Rotolandosi per terra Poeta e Lighty cercano con il sedere di prendere la palla, ma non ce la fanno perché il sedere non è dotato di pollici opponibili e quindi è palla a due”. Forse So-na-lagna voleva semplicemente fare lo spiritoso. Ma l’Ellisse, due elle e due esse, non l’ha neanche badato. Come faccio io con Sancho Pancia quando mi racconta d’aver alzato il gomito con questo e con quell’azzurro non ricordo bene in quale bordello. E allora gli do un consiglio: eviti di scherzare se non ne è capace. Altrimenti fa ogni volta una figura da culo. Come Denbinski, o come cavolo si scrive, che delle due l’una: o c’è o ci fa. Oppure vive davvero su Atlante, satellite di Saturno, o finge di non sapere che Trento e Reggio Emilia non hanno potuto partecipare all’EuroCup di Jorge Bertomeu unicamente perché glielo aveva proibito Gianni Petrucci, sindaco di San Felice Circeo e spietato tiranno di Valmontone. Il quale le aveva minacciate, qualora gli avessero disubbidito, d’escluderle dalla serie A e di sbatterle in chissà quale infima serie. E così adesso per favore non venitemi pure a dire, come ho sentito flatulare da qualche parte, che la Grissin Bon avrebbe anche potuto rinunciare a giocare il campionato italiano, che in fondo è una mezza tragedia, portando in tribunale la Federbasket e chiedendole di pagare gli ingenti danni subiti. Lo avrebbe potuto benissimo senz’altro fare. D’accordo. Ma prima che la giustizia ordinaria in Italia arrivasse ad una condanna definitiva per i vergognosi ricatti di Giannino quanti anni sarebbero dovuti ancora passare? Almeno il tempo che il figlio di Amedeo Della Valle andasse alle elementari e io intanto magari al camposanto. Mi tocco e vado avanti. A patto che non mi chiediate cosa ha fatto l’Armani con la Stella Rossa perché non lo so proprio. Ve lo giuro. E, se non mi credete, domandatelo pure a Walter De Raffaele e a Gianluca Tucci, con i quali sono andato ieri a pranzo, se non li ho pregati in ginocchio di non dirmi il risultato della partita di Belgrado perché sapevo che oggi sarebbero stati tuoni e fulmini e che nel pomeriggio mi sarei potuto fare un pieno d’EuroLega su My Fox Sky. Per la quale ho un debole che non ho mai nascosto. Mentre se anche non vedo la serie A pazienza: perdo poco o niente. Dal momento che m’interessa soprattutto seguire la GrissinBon di Max Chef Menetti che va in televisione ogni morte di papa e al massimo la Reyer di Napoleone Brugnaro che per la serie “un non si nega mai a nessuno, neanche a Matteo Renzi” ha fatto arrabbiare molto la Lega di Salvini. Mentre in quella del basket non si muove foglia. Nemmeno ad autunno. Eppure Federico Zurleni, ex Ferrari, ma anche Adidas, Macro, Rcs, Fila, Sky e compagnia bella, ha affiancato il presidente Egidio Bianchi come direttore generale a giugno e da allora non ha ancora trovato uno sponsor da un centesimo di euro per la serie A. Come alla fine dello scorso secolo Andrea Bassani. Per la serie Meteore o, se preferite, i Nuovi Mostri. Di cui magari se ne riparla.