Menetti ad Avellino: la Gazzetta lasci andare me al mercato

reyer trento

Se lo sono mangiato a morsi. Mi ha detto un amico che se ne intende. E che con la lingua taglia e cuce. Come faccio io con il pennino. Parlando di Austin Daye (nella foto, ndr) e della sua vergognosa partita di ieri sera a Trento. Bocciata anche da Mamma Rosa con un quattro. “Non si poteva rimandarlo a settembre?” ha supplicato suo padre, il mitico Bunny del doppio scudetto Scavolini, che ho incontrato alla stazione di servizio prima di Rovereto e mi ha fatto un sacco di feste. No, caro Darren: stavolta sono d’accordissimo con Max Oriani. Che mi ha stretto la mano prima dell’uscita di scena degli ex campioni d’Italia e per questo (e altro) l’ho cancellato d’acchito dalla lista nera dei membri della Banda Osiris. Come solo io posso fare essendo l’inventore di quel gruppo cestistico di pavoncelli che continua ad essere la vera sciagura della nostra pallacanestro grande o piccola che sia. Piuttosto tuo figlio Austin deve ancora ritenersi fortunato che la Reyer lo ripigli ad ottobre. Cioè all’inizio della prossima serie A. Anzi per dirla come le cose si devono dire senza tanti giri di parole voglio ancora sperare che Federico Casarin non gli abbia già prolungato il contratto per altre due stagioni. Daye a Venezia lo chiamano Daye Nba e negli Usa Palla lessa. E in laguna era sbarcato con una valigia di buoni propositi e un sacco di voglia di far bene. E non ha fatto bene, ma benissimo sino a gara-1 dei playoff con i gatti del Vicolo dei miracoli. Soprattutto quelli neri che negli ultimi cinque giorni se lo sono mangiati a morsi. E alla fine l’hanno divorato. Facendogli oltre tutto perdere la bussola e irretendolo da morire. Austin Daye magari non è un giocatore da Nba, ma sicuramente lo è da EuroLega se non avesse quel caratterino che ha mandato in bestia tanti allenatori. E difatti non può essere un caso che non sia rimasto più di un anno nella stessa squadra e che al Galatasaray e all’Hapoel di Gerusalemme non abbiano visto l’ora che se ne andasse via. Del resto, e non per voler fare di nuovo il fenomeno, avevo avvertito Walter De Raffaele del pericolo che la superstar, nel momento della bisogna, lo lasciasse a piedi. Come è successo ieri sera. Per carità di dio, Dustin Hogue, più ancora di Dominique Sutton, non è un signore dei parquet e quel ditino medio lo alza spesso a sproposito. Oltre ai gomiti. Così come è certo che Trento abbia provocato il figlio di Darren che nella rete ci è finito come un tonno o come un pollo: insomma ci siamo capiti. Però quel che non mi è soprattutto piaciuto di Daye è che si sia anche innervosito con i suoi compagni di squadra e con il mio Ray-ban. E abbia pensato di regolare i conti per conto proprio senza rendersi conto che stava invece facendo solo il gioco dei gatti di Fred Buscaglia. Che hanno vinto comunque con largo merito: sia chiaro. Ovviamente tornerò ancora sull’argomento di qui alle finali scudetto al meglio delle sette partite che cominceranno martedì al Forum. Anche perché ha fatto molto clamore questa precoce eliminazione della Reyer e perché Daye vestirà comunque la maglia oro-granata (ora senza scudetto) nella prossimo campionato. Ma un cosa la voglio ancora dire prima d’essere frainteso e prima di fare un salto al mercato: per me Ray-ban De Raffaele è stato nell’ultimo biennio il miglior allenatore d’Italia e non potrà una sventurata serie dei playoff avermi fatto improvvisamente cambiare idea. Tanto più che sul campo di battaglia ci vanno sempre i soldati e da loro dipendono spesso le fortune di un generale. Vado al mercato perché, se ci vanno quelli di Mamma Rosa e non sanno comprare le notizie, succede poi che l’appassionato di basket o s’accontenta delle mozzarelle di bufala o mangia aria fritta o salta il pasto. Oggi per esempio uno dei suoi figli, di solito molto vicino alle cose della Sidigas, ha scritto che Avellino punta all’estero per sostituire Pino Sacripantibus. E ha sparacchiato due nomi a caso: Jure Zdovc, lo sloveno in uscita dal Cedevita Zagabria che in verità conosco benissimo, e un tale Pennarroya che non so invece nemmeno da dove sia saltato fuori: forse da Andorra scovato da qualche agente che vuol promuovere nel Belpaese questo catalano di Terrassa che diventerà pure bravo, ma che per il momento se ne può anche restare in Spagna. Tre giorni fa invece, secondo la Gazzetta, Max Chef Menetti doveva andare ad allenare a Treviso dopo che si era incontrato con i dirigenti della De’Longhi dell’amico Pilla Pillastrini mentre invece era a cena con me dalle mie parti e tra qualche giorno firmerà proprio per Avellino. Volete o non volete mettervelo bene in testa? Vi piaccia o non vi piaccia. A me per la verità moltissimo. Arrivederci a domani. Così magari si parla insieme degli affascinanti playoff di A2. Visto che sto per volare al Palaverde e tra ventiquattr’ore sono al piccolo Madison di Bologna.