Max Chef lascia i grissini e ora chi lo vuole si faccia avanti

MAX MENETTI

Eccomi di nuovo. Sto ribaltando la casa: dalla vetrata del soggiorno alle piastrelle della cucina e quindi ho davvero poco tempo per sedermi davanti al pc con tanta gente intorno e i martelli che mi scassano i timpani come il terribile trapano di Ciccioblack Tranquillo. Che le partite delle tre di notte per fortuna le lascia volentieri fare a Bonfardeci, undici o dodici, anche quando c’è il suo amico D’Antoni. Però il telefono è sempre bollente e la tivù è sempre accesa sui playoff del basket. E se pensate, mascherine, di farmela sotto al naso ve la dico in dialetto: ze megio che andè a portar in giro vostra nona in cariòla. E credo che stavolta ci siamo capiti una volta per tutte. Onore ai vinti prima che ai vincitori. Quindi ad Artiglio Caja e Marco Sodini. Hanno fatto i bambini coi baffi, avrebbe tagliato corto il Barone Sales. Anche se ad onor del vero Varese almeno una delle tre sfide con Brescia avrebbe senz’altro potuta portarla in porto con una meritata vittoria, mentre Cantù in 120 minuti non ha quasi mai messo la testa davanti ad un’Armani che è sembrata tanto ma tanto più forte. Pure ieri sera, come già a Verona e Montichiari, Avramovic e compagni di merende avevano allungato di brutto: + 12 sabato, +15 lunedì, addirittura +19 (50-31) ieri sera a Masnago quando il terzo periodo stava per morire e mi è sembrato che anche Diana avesse già tirato i remi in barca togliendo dal parquet Luca Vitali, Landry e Ortner tutti e tre insieme senza nemmeno sognarsi di sperare che Lee Moore e Bryce Cotton potessero rivoltargli la partita come un guanto. Dite che Varese sia scoppiata in mano a Caja? L’ho pensato anch’io, ma mi ero sbagliato. Piuttosto Artiglio non aveva semplicemente in panchina i cambi di PerDiana. Escludendo Tambone cuor di leone. Ma avete visto quanti punti hanno raccolto Ferrero, Dimsa, Natali e Delas in quattro? La bellezza di zero. Eppure il duello si è allungato al supplementare. Due 3-0 nella serie dei quarti e un altro in arrivo da Cremona tra un paio d’ore hanno creato adesso il dubbio nei soliti sapientini che questi siano playoff del cavolo. In fondo le prime quattro di questo campionato avevano per l’intera stagione dimostrato d’essere d’una categoria superiore rispetto a tutto il resto del gruppo delle inseguitrici. E comunque non è di certo colpa di Opionjobmetis, Red October e Vanoli se il Banco di Sardara, la Fiat e soprattutto la Segafredo sono affogate in un mare di casini societari e si sono complicate la vita da sole fallendo un obiettivo che era largamente alla loro portata. E poi c’è la fantastica Trento. Che è tutto un discorso a parte e che avremo tempo di fare visto che con la Sidigas la sfida pare andare per le lunghe. La notizia del giorno è però un’altra: Max Chef Menetti e la Reggiana si sono lasciati di comune accordo. Otto anni è durato il loro matrimonio che aveva superato anche la crisi del settimo grazie ai buoni uffici di Alessandro Dalla Salda che tra marito e moglie aveva saputo mettere il dito. Per una notte Max Chef ci ha anche pensato e, se un po’ lo conosco, non credo che abbia chiuso occhio guardando dal suo soggiorno se per caso la civetta si fosse rifatta viva nella nuova casa in campagna e l’avesse consigliato per il meglio. Infine, sfinito, stamattina a Stefano Landri e a Maria Licia Ferrarini ha comunicato la sua soffertissima decisione che è stata quella di volersi mettere in gioco lontano da Reggio Emilia dove è nato e cresciuto. Ora un po’ mi dispiace: ve lo confesso. Come del resto sarà dispiaciuto al patron e alla presidentessa che a lui erano parecchio affezionati. Però otto anni sono lunghi da morire. Specie nella nostra litigiosa pallacanestro. E credo che fosse arrivato sul serio il momento di separarsi non perché il rapporto si fosse guastato ma perché bisogna cambiare prima che sia davvero troppo tardi. E adesso? In molti mi hanno telefonato per sapere dove andrà il mio Chef. E a tutti ho risposto quello che lui simpaticamente ha detto a me: “Datemi delle idee e fatemi delle proposte che ben volentieri possiamo vedere insieme”. Nell’attesa che il suo agente Virginio Bernardi torni dagli Stati Uniti d’America. Anche se non lo nego: mi piacerebbe che si accasasse ad Avellino. Mentre per la panchina dei grissini due sono le ipotesi. O si sceglie la continuità interna e allora Devis Cagnardi sarà promosso capo allenatore. Oppure Filippo Barozzi, che ha sostituito Dalla Salda come giemme, e Alessandro Frosini, confermato diesse, sceglieranno un nuovo tecnico con Frank Vitucci in pole position o Stefano Pillastrini in alternativa se il primo dovesse lasciare Brindisi e il secondo Treviso.