Marameo: Non me ne frega niente d’essere riconfermato

fortitudo sacchetti

Me ne sono accorto solo adesso che oggi è San Claudio, altrimenti avrei fatto festa brindando col Prosek croato alla faccia di Luca Zaia che, se non lo avete ancora capito, mi sta proprio qui: sul gozzo. E mi è persino più odioso di So-Na-Lagna Soragna quando gioca a fare il simpaticone, e proprio non gli riesce, nelle telecronache su Sky al fianco di Ciccioblack Tranquillo, un altro che è più divertente di un porcospino che nel sonno s’infila sotto le coperte e fa le capriole sulla tua pancia. In verità sono due anni che non bevo un goccio di vino e l’acqua, se gasata, m’irrita la gola. Quindi il governatore molto più amato della Scavolini stessa, e dai veneti ignoranti, stia sereno: al massimo mi posso concedere un paio di bicchieri di succo di pomodoro con i quali non mi pare proprio sia il caso di brindare ai vigneti di Prosecco delle colline di Valdobbiadene e Conegliano che sono patrimonio dell’Unesco. Anche quelle coi pesticidi? Evviva! “Qua non se imbarca cuchi” dicono dalle mie parti quando uno vuol fare il furbetto ma non incanta proprio nessuno. E i cuchi sono i cuculi. Cioè gli uccelli che depongono le uova nei nidi degli altri che vorrebbero farti credere che li hanno costruiti loro. Come Giannino Petrucci che, allargandosi oltre misura, sin quasi a scoppiare, ha ieri confessato a Mamma Rosa d’aver offerto il rinnovo del contratto a Sacchetti sino alla prossima estate già la sera prima della proibitiva finale del preolimpico di Belgrado: “E’ falso affermare che Meo è stato confermato solo dopo il trionfo sulla Serbia. Qualunque fosse stato infatti il risultato della partita Sacchetti sarebbe comunque rimasto alla guida della nazionale sino agli Europei del 2022”. Difatti quando alla fine del match, meravigliosamente trasformatosi in un trionfo azzurro, il presidente federale si è tuffato tra le braccia del suo cittì, l’ha visto tutto il mondo in televisione MaraMeo che si ritraeva quasi volesse evitare quel bacio che più di qualcuno neanche vi dico a chi l’ha attribuito. Ora se Giannino mi dà del falso, non faccio una piega: ci conosciamo da oltre quarant’anni e per così poco non mi sembra assolutamente il caso di guastare un rapporto che negli ultimi tempi è tornato ad essere ottimo e abbondante. Credo invece che al gran capo dello sport del Corriere della Sera abbia dato parecchio fastidio che Petrucci l’abbia fatto passare per un bugiardo patentato dal momento che lunedì Daniele Dallera aveva definito l’ex allenatore della Fortitudo (nella foto dello scorso autunno) un cittì in scadenza “visto che Petrucci ha già promesso la nazionale a Ettore Messina”. E comunque spiegatemelo voi perché mai Giannino, se davvero aveva in mente di riconfermare Sacchetti a prescindere da quel che gli azzurri, ripudiati da Belinelli e Datome, avrebbero combinato nel torneo preolimpico, avesse nei giorni precedenti la trasferta a Belgrado contattato Sasha Djordjevic non certo per domandargli che tempo faceva dalle sue parti o se avesse dovuto portarsi dietro un pulloverino per la sera. “Qui non s’imbarcano cuchi”, l’avrebbe detto pure il Messi(n)a che è nato a Catania, ma che ha studiato nello stesso liceo, il Franchetti dietro casa, dove io ho fatto il ginnasio, ed è vissuto una ventina d’anni tra Mestre e Venezia. Difatti, impaurito dal possibile arrivo alla guida dell’Italia dell’amico del giaguaro serbo che gli aveva appena rifilato un crudele e indimenticabile 4-0 nelle finali scudetto, il deus ex machina dell’Armani ha subito riallacciato con il presidente federale i rapporti che si erano ultimamente un po’ sfilacciati tra i due e per l’ennesima volta, ho perso il conto, mi pare la terza, si è offerto come commissario tecnico degli azzurri sin dal prossimo autunno. Magari domani vi ricordo anche, se per caso la stampa di regime se ne fosse dimenticata come sembra, cosa è riuscito a combinare Messi(n)a nel preolimpico di cinque anni fa a Torino. Ora devo proprio chiudere. Anche perché vorrei vedermi (in registrata) il quarto di finale del magnifico Matteo Berrettini a Wimbledon e la doppia scalata del Mont Ventoux nel fantastico Tour de France di quest’anno, altro che il Ghiro d’Italia di Mamma Rosa e Papà Urbano. E non vorrei assolutamente fare l’alba. Però lasciatemi finire dicendo che mi è piaciuto assai MaraMeo quando in una gustosa intervista a Flavio Vanetti sul Corriere ha sparato: “Non me ne frega proprio niente se Petrucci mi ha rinnovato o meno il contratto che so che scade a settembre”. E non quindi alla fine della prossima estate. Mentre non mi è piaciuto affatto quando ha deciso di non portare Awudu Abass ai Giochi di Tokyo. Avrebbe invece dovuto lasciare a casa Riccardo Moraschini che deve ancora riprendersi da tutti gli urlacci che Erode, pardon Ettore, gli ha rovesciato addosso nel 2021 bucandogli i timpani e spingendolo sino all’orlo della depressione.