Un’Italia senza medaglie che io difendo a spada tratta

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Una volta almeno mi chiedevano “posso?”. E, annuendo, spostavo molto volentieri il foglio protocollo verso il mio compagno di banco. Anche a rischio d’essere beccato dal professore di greco. Sì, ero forte in questa materia che si studia solo al liceo classico e la cosa non vi deve meravigliare più di tanto: in fondo lo era anche Pessina come mi fanno sapere da Sky. Adesso invece ti copiano che è un piacere e non ti dicono nemmeno grazie. Martedì avevo infatti scritto che la scorciatoia per andare a Rio de Janeiro sarebbe stata quella di ospitare uno dei tre gironi preolimpici del prossimo luglio. In modo tale che gli azzurri di Simone Pianigiani vi possano comunque partecipare, anche arrivando ottavi a Lille, col vantaggio d’essere padroni di casa. Solo Giannino Petrucci poteva infatti pensare prima di ieri sera che Gallo e i suoi fratelli potessero essere da medaglia, magari persino d’oro. Sì, l’oro del Giappone che in Italia si chiama ottone. Convengo con voi: l’ho già detto, ma, se mi ripeto, non lo faccio perché ormai ho la memoria di nonno bacucco, ma solo per dire che non sono mica nato ieri. E quindi vi sbagliate, e di grosso, se pensate di potermi anche prendere per i fondelli. Mercoledì, correndo infatti dietro al mio piccolo scoop, la Gazzetta se ne è uscita con la stessa notizia: “Preolimpico, l’Italia è pronta ad organizzarlo” senza nemmeno citare la fonte come era un tempo buona abitudine tra colleghi con un minimo d’educazione nel dna o in famiglia. Che evidentemente non ha questo Mario Canfora che non penso sia nemmeno lontano parente del celebre Maestro che per Mina scrisse Zum zum zum, la sigla di Canzonissima del ’68. Ebbene il sottopancia di Luca Chiabotti, facendo finta di nulla, si è appropriato della mia notizia e, cantando “ho una banda che mi suona nella testa”, forse quella dell’Osiris?, ha candidamente rivelato sul quotidiano di un rosa sempre più pallido che Giovanni Malagò ha giusto l’altro ieri per pura fatalità parlato con Petrucci per mettere in piedi il progetto d’ospitare nel Belpaese uno dei tre tornei preolimpici a sei squadre. Dai quali solo la nazionale che uscirà vincente da ciascun raggruppamento potrà staccare il biglietto per i Giochi di Rio de Janeiro. Ovviamente il sindaco di San Felice Circeo è caduto dalle nuvole mentre io so per certo che l’idea è soltanto sua, e non del presidente del Coni, ma non poteva certo darla in pasto ai giornali prima della fine dell’Europeo perché così avrebbe innanzi tutto smentito se stesso e poi smontato il sogno d’andare alle Olimpiadi grazie al primo o al secondo posto di Lille. Ora, come la meravigliosa Virni Lisi, il nostro Giannino può dire (sempre) ciò che vuole, ma solo i gufi con o senza gli occhiali, i figli di buona donna e gli ignoranti in perenne malafede potevano pensare che questa nazionale potesse essere più forte di Francia, Serbia, Spagna, Lituania e Grecia in questo contesto continentale. Scegliete pure voi la categoria alla quale voler appartenere: per me non è un problema. Piuttosto, se non mi sono mai illuso che potessimo andare in finale, mi ero di partita in partita fatto la bocca buona e sarei un bugiardo se non vi confessassi che seriamente ho sperato nella conquista della semifinale. Che la nazionale di Simone ha perso solo all’over time. Questo è bene non dimenticarlo. Altrimenti mi arrabbio sul serio e strozzo il primo compatr(idi)ota che mi capita a tiro. Per quaranta minuti abbiamo difatti giocato alla pari con gli ottimi lituani e negli ultimi sette secondi abbiamo anche avuto la palla in mano della vittoria, ma Gentile si è andato a infilare in un angolo cieco e Belinelli non poteva anche segnare da metà campo. In più non so cosa vi abbiano raccontato il Gufo con gli occhiali e la Mozzarella di bufala valdostana perché anche ieri sera ho preferito sentire i camion che passavano per l’Alemagna, la Tigre che lavava i piatti in cucina o la vicina di casa che tirava l’acqua da bagno, piuttosto che sopportare quella voce falsa e isterica, con chiara inflessione lituana, e certi lagnosi commenti grossolani, ma non mi è sembrato che gli azzurri abbiano difeso contro i fieri baltici poi così male come per esempio con i turchi. Difatti non me la sento di bocciare nessuno o di colpevolizzare qualcuno. Nemmeno il timido Cinciarini. E anzi applaudo Aradori che dalla panchina ha buttato in campo tutto quello che aveva dentro. O per caso avete qualcosa da rimproverare a Gallinari, Belinelli, Gentile o Bargnani? Semmai non mi è piaciuto qualche fischio arbitrale e preferisco continuare a pensare che con Gigi Datome sul parquet sarebbe stata comunque tutta un’altra musica. Mentre mi dicono che la maggior parte dei cittadini italiani, di qualsiasi squadra o partito, siano furiosi con Tranquillo che accusano d’aver ieri sera smaccatamente tifato per Valanciunas e Maciulis. Neanche fosse nato a Kaunas. E difatti in rete già lo chiamano il Lituano. Mi spiace, ma vi sbagliate: il mio Gufo con gli occhiali è di Istanbul o di Reykjavik o di Valencia o di Karlsruhe o di Belgrado o di Tel Aviv. A seconda di contro chi ha giocato o gioca la nazionale di Pianigiani. Stasera difatti sarà di Praga più del famoso prosciutto.