Aspettando l’Italia con Fede a Jesolo e i gufi a Berlino

hhdhd

Jesolo non è proprio dietro l’angolo. A meno che da Trieste non la si raggiunga via mare. Si farebbe senz’altro prima. Ma non di notte. E comunque un’ora e mezza ci vuole tutta. Soprattutto se non conosci la strada. Detto questo, en passant, così tanto per non passar per scemo, non mi allontano dalla spiaggia adriatica più lunga d’Italia. Dove non mancano le discoteche che però non si riempiono mai prima dell’una. E dove, la settimana scorsa, c’era anche Federica Pellegrini con tutta la sua famiglia. Che viene da Spinea. Come il sindaco di Venezia. E non da Hollywood. Un’ora in macchina, anche meno. Non c’era invece Filippo Magnini. Che aveva fatto un salto a Pesaro prima di partire per Las Vegas e dopo essere stato con la bella morosa in vacanza a Liscia Ruja, in Costa Smeralda. Dove sono stati tutti e due scritturati per un servizio fotografico in apnea e un’intervista con Chi, il settimanale di Alfonsina la pazza. Come Dagospia chiama Signorini. Che paga bene le esclusive. E comunque Federica non fa mai niente per niente quando esce dall’acqua e si sdraia accanto a Filippo. Pure a Jesolo Lido infatti non ci è andata gratis. Nonostante le abbiano intitolato un tratto di spiaggia sul Lungomare delle stelle. Come in passato ad Alberto Sordi, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Mara Venier Alex Del Piero. Un altro di buono. Che non fa un passo se non è profumatamente pagato. E in Australia e in India aveva sponsorizzate persino le mutandine e la fascia di capitano. Che non regalava ai piccoli fans neanche se lo catturavano. Al massimo il pesciolino d’oro del nuoto azzurro, tacco a spillo, strass e undici tatuaggi, ha potuto fare uno sconto del tutto eccezionale al sindaco Zoggia. “Perché Jesolo è casa mia”, ha confessato scendendo dalla RollsRoyce bianca. Solamente seimila euro. Più rimborso spese. Poco o niente se si pensa che per una comparsata di un’ora a Mestre, tre chilometri da Spinea, i suoi tre Re Magi-manager hanno chiesto 25 mila euro. Più del doppio di Struca boton. La quale non vuole che le grandi navi passino ancora per il Canal Grande. Sì, certo, tra le gondole sotto il ponte di Rialto. Però anche mi chiedo: se un amico vi invita a cena a casa sua, gli chiedete dopo il caffè e il grappino anche la ricevuta con fattura? In verità credo che in laguna a dare spettacolo gratuitamente siamo rimasti ormai in due: Brugnaro ed io. Stanotte intanto è nevicato sulla cima dell’Antelao, la bella montagna assassina, e forse anche in Tofana. Che però non si toglie il cappello di nuvole e così nessuno potrà confermarvelo. Guardiamo in alto: è il titolo della copertina di oggi di SportWeek dedicata all’avventura europea degli azzurri del basket. Il settimanale della Gazzetta è fatto mille volte meglio dello stesso quotidiano in rosa. Tanto che lapalissianamente sarebbe bello se SW uscisse tutti i giorni dell’anno. E la Gazzetta mai. Massì, guardiamo pure in alto. Dimenticando le discoteche di Jesolo. Nonostante il girone berlinese sia in effetti di ferro: stasera la Turchia, poi da martedì Spagna, Germania e Serbia. Però anche diciamocelo che con questa formula del cavolo può succedere di tutto negli ottavi di finale. Quando chi incrocerà la Francia correrà sul serio il rischio di tornare a casa con la coda tra le gambe dando addio ai Giochi di Rio. La rima è involontaria. Mentre l’Osiris su Sky ha già preparato i funerali per Pianigiani sostituito al volo da Gas Gas Trinchieri, e in alternativa da Ettore Messina, con Orate Frates alla femminile e Sacripantibus riconfermato all’under 20 nonostante gli ultimi disastrosi risultati. Ecco dunque la prima ragione per la quale dalle 21 tiferò come un matto per l’Italia di SimoneGallo Datome, tre persone autenticamente serie. Firmando già subito per il settimo posto. Che, se poi sarà anche il quinto, meglio ancora. Alla faccia sempre e comunque di questa confraternita di gufi e iene, avvoltoi e serpenti a sonagli che per la verità è nata perdente e morirà sconfitta. Corrosa dall’invidia e dalla superbia dei suo capi storici.