Incantevole Venezia: espugna Avellino ed è quasi scudetto

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Non voglio neanche pensare cosa s’inventerà Napoleone Brugnaro se la Reyer dovesse vincere lo scudetto. Intanto stasera ha conquistato la finale con Trento chiudendo il conto e la serie con Avellino. Incantevole Venezia. Specie nel secondo quarto. 52 punti raccolti solo nel primo tempo e 21 da Pero Peric, doge indiscusso di gara 6. Eppure la squadra del sindaco ha vinto appena di un punticino (83-84) una partita che troppo presto ha pensato di averla messa in saccoccia senza fare i conti con lo scatenato David Logan, ma ci sarebbe mancato altro che l’avesse persa dopo averla dominata in lungo e in largo. Stavolta dai blocchi di partenza è scappata per la verità prima la Sidigas, ma Haynes e Peric con le triple l’hanno subito riacciuffata e superata (20-21). Match pari, o quasi, sotto canestro tra Fesenko e Batista. Poi si è svegliato Ragland ed è stato 24-21 al termine del primo periodo. Si è sparato ancora molto. Alla faccia di un basket stakanovista nel quale però si esagera a giocare i playoff ogni quarantott’ore. Pino Sacripantibus ha preferito Shawn Jones al timido Randholph delle ultime partite e il ripescato dalla tribuna ha schiacciato in testa a tutti i veneziani a più non posso: 8 punti in un amen e Avellino in fuga (34-28). Ray-ban De Raffaele allora l’ha accoppiato a Batista ed è stata tutta un’altra musica. Filloy che meraviglia: ammutolisce il PalaDelMauro, dirige e segna. Undici a zero di parziale per la Reyer (34-39). Haynes (9 punti) e un furioso Peric (15) continuano a far male da morire. Stefano Tonut finalmente se la gode per una tripla da capogiro: 40-50 e 43-52 all’intervallo lungo. Si volta pagina, ma sembra che l’Umana anche nella ripresa abbia molta più energia e più voglia. Ragland non ruggisce, Avellino non ci capisce quasi niente: antisportivo di Fesenko su Peric, bomba anche di Stones e allora “mamma butta la pasta” strillerebbe Dan Peterson sul 49-66 a metà del terzo quarto. Una Reyer da urlo. Anche con Batista che fa la voce grossa e con Ejim che torna a ricordarsi come si segna da oltre i 6 metri e 75. Solo Bramos è rimasto eccezionalmente nello spogliatoio. Sembra proprio finita, ma Logan, che è un killer nei finali all’arma bianca, riapre incredibilmente i giochi con un tiraccio da tre punti e una palla strappata a Haynes per il meno 3 (78-81) a 48’’ dalla sirena. Logan contro tutti: ci prova e ci riprova, sbaglia e segna ancora, ma non gli possono andare tutte dritte e si ferma a 20 punti. Di uno vince Venezia che è in finale con Trento da sabato. Mentre Daniele Manin comincia già a tremare e invano ha provato a rincuorarlo Niccolò Tommaseo: il compatriota della Serenissima Repubblica infatti teme, e non me la sento di dargli torto, che il suo monumento in campo a San Marco venga rimosso in caso di scudetto della Reyer e sostituito da quello del primo cittadino di Venezia. Luigi Brugnaro è capace di tutto. Anche di prendere il posto di Ettore Messina alla guida della nazionale nel prossimo Europeo di settembre. In fondo i due sono cresciuti quasi insieme a Mestre e il sindaco è anche più giovane del cittì di un paio d’anni, ma la carriera dell’allenatore il mio Napoleone l’ha iniziata prima che Tonino Zorzi riuscisse a convincere il giovane Ettore che come playmaker non aveva un futuro e lo spedisse a calci sul sedere da Vittorio Tracuzzi al corso di aspiranti allenatori che il grande maestro siciliano di San Filippo del Mela, in provincia – guarda un po’ – di Messina, teneva in quei giorni a Padova. Staremo a vedere. Certo è che Venezia a spanne mi sembra più forte della Dolomiti Energia, ma magari se ne riparla domani. A bocce ferme. Intanto nel pomeriggio, non sapendo né leggere né scrivere, ho fatto qualche telefonata in giro e sono venuto a sapere da un uccellino molto autorevole che Federico Casarin, il mio caro Pesciolino Rosso che non sta mai fermo un secondo, una ne fa e cento ne studia, si è infilato nella trattativa tra Marcus Landry e Cantù per strappare a Brescia l’mvp dell’ultima regular season. L’ala del Milwaukee è un vecchio pallino di Re Carlo Recalcati, ma la Reyer di Napoleone Brugnaro sa essere più convincente, quando vuole, di qualsiasi altra società italiana. Esclusa ovviamente la Milano di Giorgio Armani. Tanto più che pare che Melvin Ejim abbia chiesto la luna per prolungare l’ingaggio con Venezia e Landry venga a costare persino un po’ meno. Sottolineo persino perché se mi chiedete come la penso vi dico subito che il canadese salterà anche come un grillo, e a volte riesce ad essere anche speciale, ma Landry è di una categoria senz’altro superiore. La Reyer ha già allungato le mani su Paul Biligha che ha prelevato da Cremona e che avevo notato nella tribuna del Taliercio in gara 1 di semifinale vinta 73-80 dai lupi irpini. Era con la moglie Piera e un amore di capelli neri a cespuglio così intriganti che ho pensato, sbagliando, che Helen fosse un delizioso morettino. E invece è proprio una bella bambina. Chiedo scusa, ma credo che sarò perdonato per l’infantiele errore. Così come non credo di far arrabbiare nessuno se scrivo che Reggio Emilia ha soffiato sotto al naso il promettente due metri Niccolò De Vico proprio a Venezia che all’ex di Biella, classe 1994, s’è interessata con qualche ora di ritardo. Succede. Specie se sei occupato a vincere lo scudetto.