Il successo più bello è stato quello di Massimo Antonelli

chielliniIl titolo c’è. Ed è pure forte: Sacchetti fa fuori il figlio. Che non giocherà stasera nell’Italia del padre contro la Romania. “Non gli ho mai regalato niente: lui capirà”. Torino è fredda, ma non nei confronti della nazionale di basket che mi piace e mi stuzzica. Forse perché è così piccola e fragile. Sold out al PalaRuffini. Sacchetti è di casa ed è un cittì felice. Oltre che positivo ed entusiasta. Belle facce. Non proprio tutte, ma quasi ci siamo. Giannino Petrucci è in palla. Provo a farlo arrabbiare: non ci riesco. Abilmente mi sfugge. Desisto. Finché in conferenza-stampa ruba il microfono a MaraMeo e sbotta contro Jordi Bertomeu. Senza nominarlo mai, ma ripetendo quello che non gli ha mandato a dire già sul Corrsport dell’altro giorno: “L’EuroLega è un circuito chiuso stile Formula Uno che decide chi deve entrare e impone a tutti il calendario del suo impressionante numero di partite da giocare”. Insomma fa il bello e il cattivo tempo. “E la Fiba di Baumann non ci sta”. E stavolta ha pure ragione. Se può contare anche il mio modesto parere. Questo Bertomeu mi ha proprio stufato: non cede di un centimetro e, anzi, vorrebbe allargare il suo orticello. Non più sedici squadre, di cui cinque spagnole e neanche la campionessa d’Italia oltre all’Armani, ma ventiquattro. La Fiba ha aperto solo due finestre alle nazionali per le qualificazioni mondiali e lui gliele ha chiuse in malo modo arrivando persino a sbarrargliele. La Nba è un’altra cosa. Non facciamo confusione. Ma non mi voglio neanche arrabbiare più di tanto se non si è acceso per questo Napoleone Brugnaro che pure è un vulcano e chissà quando gli capiterà un’altra volta che la sua Reyer rivinca lo scudetto. Però Cusin, che ieri sera non si è neanche sfilato di dosso la tuta nel match perso dall’Ax di un punto – mannaggia – con l’Olympiacos, avrebbero fatto molto comodo a Sacchetti domenica con la Croazia di Vrankovic (2.13). E invece dovrà arrangiarsi con Crosariol, Iannuzzi e Biligha, due metri tondi tondi. E che Dio lo assista. Mercoledì sera Petrucci e Sacchetti sono andati a vedere la Juventus in Champions con il Barcellona. Tutto un altro mondo. Difatti della loro presenza in tribuna Agnelli nessuno si è accorto. Neanche Mamma Rosa. Ieri Giorgio Chiellini ha fatto due tiri con gli azzurri al PalaRuffini. Oggi Boscia Tanjevic ci ha invitato a pranzo e domani vi racconto. Ma si sarà chiarito con MaraMeo? Penso di sì. Nella notte. Se mai sono stati in guerra. E insieme comunque avranno fumato il sigaro della pace. Dandosi del tu. Spero. Anche perché la colpa è stata solo mia che ho anticipato di qualche settimana l’annuncio della nomina di Tanjevic a nuovo dg tecnico del settore squadre nazionali nello stesso giorno in cui la Gazzetta scriveva che Boscia sarebbe andato in pensione. Cosa sarà mai? Capita a tutti di prendere eccezionalmente un granchio. E così il presidente federale non aveva avuto il tempo d’informare del fatto il neo cittì. Che giustamente si era un po’ risentito. Tutto qui. Non facciamone per carità un caso. Ha ragione Giannino. E due: sono infatti già due volte che gli do ragione. E alla terza mi sparo. Però prima lasciatemi ancora applaudire assieme a Matteo Renzi la Federbasket che ad una squadra di ragazzi di seconda generazione, nati in Italia e figli d’immigrati africani, ha concesso la deroga, in attesa di questo benedetto ius soli, di giocare nel campionato della Fip. La squadra di campetto è il Tam Tam Basketball di Castel Volturno che, allenata da Massimo Antonelli, ha vinto all’esordio. E neanche vi racconto la gioia infinita. “Grandissimo: ce l’avete fatta” si è congratulato ieri il leader del Pd, piaccia o non piaccia, a me stavolta è piaciuto, con l’amico dei nostri tempi belli. Suoi e miei. Nella Mestre di Alì Babà Celada. Con Wingo e Harris. E appunto Antonelli. Che io affettuosamente chiamavo Bestiolina. Perché lungo il Canal Salso e al Canaletto di Gianni non se ne lasciava scappare una. Bravo davvero. E che il Tam Tam si diffonda sulla terra. Mentre la preoccupazione dell’Italia dei giornali sembra sia solo quella di capire dove alla fin fine andrà a giocare Guido Rosselli. Che, detto per inciso, non è Danilo Gallinari. Il quale si è lamentato con Mamma Rosa perché nessuno, dopo il suo pugno da ko al volto di Kok, si è più fatto vivo. Né Petrucci, né i compagni di nazionale. Perché lui dov’era? Non forse a raccattar soldi dagli sponsor in giro per il mondo mentre gli azzurri di Ettore Messina agli Europei anche per colpa sua – detto ancora in rima – facevano l’ennesima figura peregrina?