Il Napoli tradito da Zdenek Sacchi come Marteo Salvini

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Con la morte non si scherza. E quella di Davide Astori ha toccato anche me. Ma vado avanti. Perché la vita è anche questo. Andrò a votare dopo la partita della Reyer con la Virtus. Così ho ancora qualche ora di tempo per pensare a chi dare il mio voto. E intanto mi metto in tasca una molletta per tapparmi il naso alla bisogna. Cioè quando dovrò depositarlo nell’urna. Mi ha scritto un vero signore l’altro giorno. “Tra amici non faccio propaganda per la mia nota correttezza. Ma ti invito a stare leggero e a non mangiare Grasso. E niente Meloni fuori stagione. Meglio una moretta che una Brunetta, io sto a digiuno e non Majo. E piuttosto vado in giro per Boschi innevati senza Grillo per la testa. Un saluto tra noi Gentiloni”. Penso che finirò per seguire il suo consiglio. Anche se sarei stato tentato di votare Marteo, come chiamano tra calli e campielli il leader del Carroccio. A metà strada tra il martello che vorrebbero dargli giù per la testa e lo spirito di martire che traspare in ogni suo delirio. A me invece fa molta tenerezza. Sua morosa, Elisa Isoardi, quest’estate è stata paparazzata da Chi mentre baciava appassionatamente all’aeroporto di Ibiza l’avvocato romano Matteo Placidi “molto ben inserito nella movida dell’isola spagnola” come ha assicurato il settimanale di Alfonso Signorini. Un altro di buono. E Salvini ha fatto finta di niente perché uno che ce l’ha sempre duro non può ammosciarsi per così poco e non può soprattutto, come ammoniscono al Vomero, essere cornuto e anche mazziato, oltre che deriso dai rivali delle camice verdi. Pure il popolo che venera Dio De Laurentiis Aurelio si è sentito ieri sera tradito da Marx Sarri e dal suo undici Veuve Clicquot. Ma anche loro, i napoletani: come potevano pensare che Mario Rui potesse vincere lo scudetto? A mezzogiorno, mentre una femminista contestava a seno nudo quel povero vecchio incartapecorito che è diventato Silvio Berlusconi, e finalmente qualcuno ha trovato il coraggio di urlarglielo: “Sei scaduto”, il Pescara ha provveduto ad esonerare Zdenek Zeman, il profeta del calcio generoso che dà spettacolo. E’ vero, ma diverte soprattutto chi gli gioca contro e gli segna valanghe di reti. Di Zeman è Sarri il più fedele dei discepoli. Tanto che da oggi non lo chiamerò più Marx per le sue idee di sinistra molto vicine a quelle di Baffino D’Alema, ma Zdenek per tutte le sigarette che brucia peggio dell’allenatore boemo che pure fuma come un turco e si è recentemente schierato dalla parte di Cinque Stelle per provare almeno a vincere questa partita. Quattro papaveri dalla Roma e due addirittura da Edin Dzeko, uno più bello dell’altro. “Però il Napoli ha creato undici palle gol e sono contento”. Contento lui. “E poi giocare dopo la Juve non sta né cielo né in terra”. E ridagliela. Le solite scuse. I soliti alibi. Nonostante Dio Aurelio avesse predicato un mese fa: “Niente alibi per lo scudetto e poi festeggeremo tutto l’anno”. Però intanto pure lui piangeva: “Anche se abbiamo tutti contro, ma il Napoli è una squadra di grande valore e ha Sarri che è uno stratega sublime”. Gli credo, ma la penserà ancora tra tre mesi allo stesso modo? Non mi fido. Piuttosto in quale Italia domani ci sveglieremo? Se lo è chiesto oggi anche Marco Travaglio, il direttore del Fatto Cuotidiano, con la ci mi raccomando, altrimenti poi dite che sono persino più somaro di Gigetto Di Maio e ce ne vuole. “In un Paese che si fida ancora dei pifferai magici, giovani o rincoglioniti che siano, oppure in un’Italia che vuole cambiare qualcosa?”. Stai sciallo, gli direbbe mio nipote che fa la prima elementare: non cambierà nulla. E così quasi quasi non vado neanche a votare. Con le code che ci sono poi davanti ai seggi. Tutti racconteranno da Bruno Vespa d’aver vinto. Anche il Pd che invece perderà di sicuro. Nonostante Eugenio Scalfari si ostini a pensarla diversamente. Perché io per fortuna sono nato bianconero. Come il Travaglio pluriquerelato dal Pregiudicato o Cainano. Che dir si voglia. Cioè sono un vincente di successo al quale non piace perdere. Neanche in Champions. Ma quella è un coppa maledetta e allora sul serio spero che la Rubentus, come la chiama quel signore di De Laurentiis, mercoledì sia eliminata dal Tottenham. Così potrà solo dedicarsi al Napoli e alla Coppa Italia di qui sino a fine primavera. Quando sapremo chi davvero riderà per ultimo. Mentre a Zdenek Sarri già rinnovo un consiglio: s’inventi il terzo tempo come l’Italia del rugby. Dal momento che nel primo e nel secondo perde sempre.