Nonno Guay vince il superG e per lo sci sono guai seri

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Sono cominciati i Mondiali di sci alpino. E nessuno se ne è quasi accorto. Difatti neanche vi chiedo dove si svolgono: sarebbe pretendere troppo. Vi aiuto subito: a Sankt Moritz nel Canton svizzero dei Grigioni. Dove la lingua ufficiale è il tedesco e quindi è sbagliato chiamarla Saint Moritz in francese. Semmai San Maurizio d’Engadina dal momento che un quarto dei residenti della più lussuosa stazione invernale delle Alpi parlano un italiano spesso anche migliore di quello degli abitanti di San Candido in val Pusteria. E non è per la verità che ci voglia molto. Né voglio sapere da voi chi ha vinto il superG femminile di ieri perché questa sarebbe una domanda assai difficile anche per chi dovesse rispondere dalla cabina del Rischiatutto di Fabio Fazio. Tanto più che anch’io sono dovuto andare a leggere sul giornale come si scrive Schmidhofer nonostante mia nonna fosse tedesca e io segua lo sci dalle Olimpiadi del 1988 a Calgary, in Canada, quando Alberto Tomba conquistò l’oro in gigante e in speciale. E divenne leggenda. Nicole Schmidhofer è austriaca. Di Lachtal, un paesino di 428 abitanti, a metà strada tra Salisburgo e Graz, che nella notte potrebbero essere anche diventati 430 perché è da lunedì che un’ora per l’altra la bella Katharina deve partorire in casa due gemelli. Se invece pensate che Nicole sia una ragazzotta di primo pelo tutta glutei e quadricipiti vi sbagliate di nuovo e clamorosamente. Ha infatti 27 anni e in Coppa del Mondo gareggia da dieci. Dove al massimo è arrivata seconda nel superG del 2013 a Cortina d’Ampezzo. Quando ero capo ufficio-stampa, però lo stesso faccio fatica a ricordarmela se non che era alta un metro e mezzo, ma nemmeno. Così piccola e fragile. Schiacciata tra Victoria Rebensburg e Tina Maze. E la divina Lidsey Vonn, ieri addirittura fuori pista, soltanto settima. Succede. Oggi a mezzogiorno il superG degli uomini e un’altra (sgradita) sorpresa: il canadese Erik Guay medaglia d’oro davanti al norvegese Kjetil Jansrud, gran favorito, e al connazionale Manuel Osborne-Paradis. E gli azzurri? Dominik Paris (nono) e Peter Fill (undicesimo) erano già giù dal podio dopo la discesa di otto concorrenti. Guay, 35 anni e mezzo, è il più vecchio campione iridato della storia. Chapeau, ma non nascondiamoci dietro a un dito: se questa è la notizia del giorno, poveri Mondiali di St. Moritz e povero sci in caduta libera, entusiasmo sotto ai tacchi e audience da depressione. Si salva solo il titolo: Guay seri. Perché diciamocela tutta: Guay non lo conosce nessuno. O quasi. Anche se ha vinto nel 2011 sempre a sorpresa la discesa dei Mondiali di Garmisch-Partenkirchen e nel 2013 quella di Coppa del Mondo in Val Gardena. E’ un canadese e quindi è un saltimbanco matto da legare: lo scriveranno tutti. Salvato dall’airbag due settimane fa in Baviera. E poi? Audace e spericolato, questo sì, ma non certo un personaggio da copertina patinata che possa risollevare di colpo le sorti di uno sport da tempo in crisi. Andrà senz’altro meglio con gli slalom. Arditamente lo spero. Marcel Hirscher è un fenomeno e anche Henrik Kristoffersen non scherza. Mikaela Shiffrin è speciale. Mentre noi è meglio se stiamo zitti ricordando lo zero assoluto di due anni fa a Vail. Abbiamo tante frecce nell’arco: ha titolato ottimista l’ultimo numero del magazine Sciare. Augurandomi che non siano tutte spuntate come quelle di ieri e oggi. Però intanto a Cortina s’interrogano di nuovo: ma valeva proprio la pena d’organizzare i Mondiali nel 2021 con tutti i soldi che costeranno?