Cosa aspetta Milano a tagliare il Gelsomino piangente?

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Ai miei amici di Facebook ho già chiesto scusa. E adesso lo faccio pure con gli altri. Che non sono pochi. Alla faccia di chi dice che “tanto non lo legge nessuno”. Ieri sera non ho visto perdere l’Armani con gli avanzi del Cska di Dimitris Itoudis. Avevo molto di meglio da fare. Cosa? Saranno anche cavoli miei o vi devo raccontare proprio tutto? Ma siccome pensate sempre male, così magari spesso c’azzeccate, ve lo confesso subito: ho preso sonno davanti alla televisione con Andrea Cinciarini al piano e i violini di Sky che suonavano alla festa del Forum non so bene quale sinfonia. Forse la numero 3 in mi bemolle maggiore opera 55. Detta Eroica e composta da Ludwig van Beethoven. Che, lo dico per i più giovani, non era un pivot e nemmeno un playmaker tedesco. Padroni di non credermi. E magari stavolta fate anche bene. Di certo il direttore d’orchestra con la bacchetta magica era Gelsomino piangente Repesa da Capljna in Bosnia-Erzegovina. In effetti, alla fine del primo tempo, e cioè prima che m’addormentassi come un sasso, Milano aveva eroicamente resistito a quella che una volta era chiamata l’Armata Rossa di Mosca e che adesso è la squadra campione d’Europa in carica. Quindi c’era da essere felici ed entusiasti se l’EA7 era avanti di due punti nel punteggio e se, a sentire anche i maestri critici più severi, aveva difeso come meglio non avrebbe potuto. Per la verità, conoscendo i miei polli, io ci sarei andato cauto e coi piedi di piombo prima d’esprimere giudizi così lusinghieri sulle scarpette rosse milanesi e comunque avrei evitato di far capire a chi non è scemo che la mela marcia era Alessandro Gentile e che quindi, una volta liberatisi di lui, sarebbe stata tutta un’altra musica. Per l’appunto un’Eroica Sinfonia. Anche perché mi sarebbe piaciuto far notare a lor signori di Sky che nel Cska non c’erano Teodosic e De Colo che, quando va male, segnano 40 punti in due e regalano insieme una dozzina d’assist a partita. In più, a voler essere proprio pignoli, non mi pare che senza il figlio di Nando l’Armani avesse vinto la settimana scorsa a Kazan. Anzi, le aveva prese di santa ragione dall’ultima della classifica. Insomma per farla breve mi sono risvegliato che i violini avevano smesso di suonare, ma dalla faccia scura di capitan Cinciarini che diceva a Pietro Colnago, che non c’entra niente con la Banda Osiris,: “Abbiamo smesso nel secondo tempo di passarci la palla”, non mi ci è voluto molto per capire che Milano era ceduta di schianto e aveva perso la quarta partita di fila di questa sua triste avventura in Eurolega. E adesso? Bella domanda. Alla quale purtroppo non posso rispondere non avendo visto la ripresa. Però se l’EA7 di Gelsomino negli ultimi due quarti ha messo insieme la miseria di 26 punti beccandone contemporaneamente 43 dai russi orfani, lo ricordo ancora, di due tra i quattro migliori giocatori del vecchio continente, non credo di sbagliarmi se penso anche che per l’ennesima volta quest’anno i campioni d’Italia hanno fatto pena in difesa e in attacco ognuno ha giocato per conto proprio. Spadellando da non dire, tanto che la Findus adesso vuole sponsorizzare la squadra del Proli ogni giorno più Livido. E soprattutto finendo con la lingua a penzoloni sul parquet e ricorrendo alle bombole ad ossigeno. Il che a casa mia vuol dire due cose: o che la squadra è poco allenata o che è allenata male. Né dei singoli voglio parlare, come dicono i coach. Ma so ancora leggere e allora leggo sulla Gazzetta le pagelle di Massimo Oriani, di cui ciecamente mi fido: un 6 strappato per i capelli da Hickman e McLean, poi una sfilza di 5 sino a scendere al 4 e mezzo di Simon e Kalnietis e al 4 tutto per Sanders. Che, quando ha la serata storta, lo si potrebbe magari anche mandare a scopare il mare. E Gentile? Ah, giusto, Alessandro non c’era. Come Giorgio Armani. Un caso? Sì, solo un caso. Mentre con Repesa la prima firma del basket in rosa è stata sin troppo tenera non tanto nel voto (4) ma scrivendo: “Via Gentile gli alibi sono finiti. Se la reazione della squadra è questa, tornano i dubbi su quanto l’abbia realmente in mano”. Io invece non ho incertezze e ho le mie buone ragioni se affermo che il Gelsomino piangente, che allena la squadra con la sigaretta in bocca camminando sul tapis roulant, va potato al più presto. Se non è già tardi. Dopo che Proli l’ha accontentato in tutto. O lui o io. E sappiamo benissimo a chi ha rescisso il contatto. Però adesso vi lascio perché ho altro da fare. Cosa? E poi sarei io più curioso di una scimmia. Ma fatemi il piacere.