Mi spiace ma io non sono per l’Italia del Conte Antonio

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La difesa è quella della Juve, cinque scudetti di fila: Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini. Insultati per tutto l’anno da chi non è sfortunatamente un gobbo. Uno dei fortini più inespugnabili della terra. Una garanzia di tenuta stagna. L’unico punto d’incontro tra il calcio predicato dal Conte Parrucchino Antonio e quello di Max Acciuga Allegri. Sempre che il poker d’assi bianconero sia concentrato sull’evento. Che sono gli Europei di Francia che l’Italia non potrà mai vincere e che solo la Germania di Khedira e Ozil può perdere. Uno metà tunisino, l’altro metà turco. O, se preferite, di Mueller e Goetze, già campioni del mondo due anni fa in Brasile. O di Schweinsteiger, letteralmente il guardiano di porci, che entra tardi, al 90esimo, pare vecchio e grasso, al tramonto, eppure segna il gol del raddoppio tedesco alla rognosa Ucraina. Dopo la rete di Mustafi d’origine albanese che fa coppia in difesa con Jerome Boateng di padre ghanese. Davvero un bel minestrone. Che di sicuro Matteo Salvini, ieri a Ciosa con la maglietta di Chioggia, non gradirà. Anzi, proprio detesta la Nationalmannschaft. Che magari non sa neanche cosa sia: forse una Wiener Schnittzel di patate senza l’osso? Come il leader xenofobo Alexander Gauland, mangia crauti a tradimento, che ha criticato Ozil per il viaggio alla Mecca. I chioggiotti sono la barzelletta dei veneziani. Come i belgi dei francesi. E i leghisti? Degli italiani che sanno ancora ridere. Riccardo Gentile, voce giallorossa di Sky, parlava ieri sera con Luca Marchigiani di difesa tedesca da incubo senza Rudiger e Hummels che però non è scassato come il romanista e potrà tornare utile a Loew strada facendo. E del nostro centrocampo perché non dice allora che è una ciofeca senza Claudio Marchisio e Marco Verratti? Forse perché teme di finire nel sottoscala assieme a Fracchia e il pensionato Marianella a timbrare scartoffie e a girarsi i pollici? Leggo sul Corriere dello sport che Mourinho vuole a qualsiasi costo Verratti e che per questo il Manchester United avrebbe offerto 100 milioni di euro al Paris Saint-Germain. Se penso che la Juve non lo prese per 8 milioni e il Psg invece lo acquistò per 12, adesso capisco perché il Conte Antonio entrò in rotta di collisione con Marotta Marmotta. Però se il fragile pescarese vale 100, quanto può costare Paul Pogba? Minimo 300. E il Principino sabaudo? Almeno 150. Mi cadono invece le braccia ripensando che Carlo, Marco e Sempronio della Gialappa’s dileggiano sistematicamente un altro amico mio, Alberto Cavasin, che non sarà un fenomeno ma non è neanche un idiota, come loro lo vogliono far passare, e non si beffano piuttosto del Rospo Ranocchia o dello Zio Bergomi che è molto più ridicolo con quel “Fabio” che scomoda ogni due per quattro, anche per andare a fare la pipì o per bere un sorso d’acqua. E così spengo anche voi: panettoni acidi che tifate per Linter cinese e diventavate matti per Fontolino Fontolan. Ma dicevo della BBBC. Chissà se a uno dei quattro formidabili bianconeri hanno raccontato quel che hanno detto a me e che quindi sapranno anche loro. E cioè che Conte, in occasione della finale di Berlino dello scorso giugno, al gol dell’1-1 di Morata, fece una smorfia di dolore e cominciò a tremare al solo pensiero che la Juve di Allegri potesse vincere la Champions con il Barcellona di Messi. Nel qual caso il bravo Parrucchino invidioso si sarebbe suicidato. Come i brasiliani dopo che stanotte la selecao verde-oro è stata battuta dal Perù ed eliminata dalla Coppa America del Centenario. Probabilmente Ruidiaz ha segnato anche di braccio, ma cambia poco. Il Brasile di Dunga non era da corsa e non sarebbe andata lo stesso lontano con Jonas di punta e Coutinho, l’ex nerazzurro che può sbertucciare per tre volte Haiti, ma che non avrebbe potuto fare neanche il solletico alla grande Argentina di Higuain. Come del resto l’Italia del Conte Antonio che dove volete che vada senza fantasia e neanche un fuoriclasse a centrocampo e un attacco con Pellè e Eder preferito a Zaza? Sì, avete letto bene: Giaccherini, De Rossi, Parolo. Con Thiago Motta col numero 10, grazie a dio, in panchina. Da nessuna parte: ve rispondo io. La mano di adios è stato un buon titolo dedicato oggi a Dunga. E non vorrei che stasera si scrivesse che siamo diventati la barzelletta dei belgi. E qualcuno poi titolasse: Parrucchino si strappa i capelli. Per questo volo a Reggio Emilia tra le braccia della mia pallacanestro e la sesta finale scudetto. Al massimo gli azzurri me li vedrò in registrata. Senza fretta e entusiasmo. Lasciando che il conte Umberto Zapelloni Mazzanti Viendalmare si disperi sulla Gazzetta perché GrissinBon-Armani è in contemporanea di Belgio-Italia. Nella vita non si può stare sempre con un piede in due scarpe. E la mia fortuna è di scegliere sempre e comunque il basket. A parte quando gioca la Juve di Dybala e domani di Pjanic. Allenata da Max Acciuga Allegri che magari un giorno o l’altro vincerà anche la Champions. Alla faccia del Conte Antonio, grande tecnico, piccolo uomo.