Esposito a Sassari, Sacripantibus allenatore dell’anno

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E’ da qualche giorno che don Qujiote si sveglia con le palle girate. Ve lo dico subito. Così vi potete regolare. Soprattutto non ne vuol sapere di parlare di basket prima di sabato. Onde per cui, se un po’ lo conosco, non mi è difficile pensare che ce l’abbia con il mondo della pallacanestro made in Italy e in particolare con la Milano di Giorgio Armani. Tanto più che è bianconero come Max Chef Menetti, Simone Pianigiani e Luca Banchi, i suoi tre allenatori preferiti. E da quel che ne so io, ma mi potrei sempre sbagliare, la Juve ha pure vinto domenica il quinto scudetto di fila. Né il Cavaliere dalla Trista Figura gioca più a golf da un paio d’anni e quindi non deve infilzare con la lancia neanche i Tiger Woods del circolo di Villa Condulmer. E comunque sono almeno tre giorni che lo stesso Sancio Panza non gli ronza intorno. Anzi, accuratamente lo evita e ne ha approfittato per andare in giro per conto proprio bussando di porta in porta e chiedendo a tutti invano un prestito. E’ successo infatti che domenica abbia perso una fortuna al gioco con gli amici della Locanda da Rinaldo, in calle del Pestrin, a Castello. A ramino o a scopa? Macché. Con le carte è un pollo. E allora? Purtroppo crede di saperne di palla nel cestino. Come Ciccioblack Tranquillo? Ecco. Una cosa del genere. E così ha scommesso tutto quello che aveva in tasca, e anche oltre, sulla parola, che la Reyer avrebbe perso a Trento e, già che c’era, ha completato la martingala con le sconfitte in casa di Pistoia con Sassari e di Varese con Reggio Emilia. Nonostante l’avessi messo in guardia: stai attento – mi ero raccomandato – che il nostro è un basket di basso livello. Nel quale una squadra, più o meno, vale l’altra, non ci sono più certezze e tutto dipende dalla luna che hanno gli stranieri nella testa. Altrimenti non si spiegherebbero le figure che hanno fatto domenica per esempio Kalnietis, zero su dieci al tiro, o peggio ancora Dyson che a Bologna ha giocato per dispetto dopo che nell’ultimo mese era stato l’asso nella manica di Frank Vitucci. Sulla Gazzetta, ai bei tempi, Enrico Campana li aveva spesso chiamati mercenari e devo adesso ammettere che non aveva sempre torto. Per non dire dei nostri giovanotti: da Mancinelli a Flaccadori. Il primo che chiede il cambio perché i compagni non gli passano la palla e l’altro che sogna la Nba ad occhi aperti quando Mussini non sanno neanche chi sia in buona parte delle università degli Stati Uniti d’America. Ma il fido scudiere di don Quijote non mi ha voluto dar retta e ha perso tutto: le mutande e pure la moglie. Come Torino la faccia in quel di Casalecchio. Di Milano ancora non parlo: don Chisciotte è in silenzio-stampa sino a sabato e ha tutto il mio rispetto. Poi sabato ce ne sarà in abbondanza anche per i beati paoli. Che è un modo di dire delle mie parti quando la padrona di casa ha fatto una pasta e fasoi per venti porzioni e le pance da saziare non sono più di otto. Nel frattempo, se vi va, balliamo un po’ insieme la mazurca degli allenatori. Walter De Raffaele ha salvato la ghirba a Trento e così Sacchetti e Bucchi dovranno guardare ad altre piazze. A meno che Napoleone Brugnaro non pretenda adesso, dopo aver preso Pargo, che il buon livornese vinca lo scudetto. Intanto bisogna capire cosa è venuto a fare la stella di Chicago a Venezia perché, se è sbarcato al Marco Polo per visitare Piazza San Marco e farsi fotografare con i colombi in mano, se ne poteva anche stare in Cina. E poi bisogna soprattutto vedere quale pivot arriverà al posto di Owens. Perché serve alto e grosso dallo scorso ottobre e in giro ce ne sono rimasti davvero pochi. A meno che non si peschi nella Nba e qui è solo questione di dollari. Che per altro non mancano nel portafoglio del mio generoso sindaco. Ricordate Figaro? Tutti lo cercano, tutti lo vogliono. Due anni fa andava di moda Moretti che poi restò a Pistoia. Ora invece va a ruba Vincenzino Esposito. Il quale non mi stupirei se lasciasse la Giorgio Tesi Group in braghe di tela e alla fine s’accasasse a Sassari da Sardara più che a Brindisi da SottoMarino. Dove pure è molto gettonato. Pancotto è sempre indeciso tra rimanere a Cremona o riavvicinarsi a casa fermandosi a Pesaro. Che mi dovrà un giorno anche però spiegare perché non ha riconfermato Paolini. Dulcis in fundo una primizia come le ciliegie che ho comprato ieri dalla Mariuccia: Sacripantibus è stato votato allenatore dell’anno. Lo spoglio non è stato ancora ultimato, ma fidatevi: non ha rivali. Chapeau. Non farò mai i salti mortali per uno dell’Osiris. In più, lo sapete, i miei gusti sono parecchio diversi, ma devo ammettere che è un titolo strameritato. In più Buscaglia l’ha vinto la stagione passata e Max Chef Menetti è troppo amico mio. Ricordando solo che prima di Natale, dopo la sconfitta d’Avellino nel derby con Caserta, non c’era in tutta la Campania una sola persona che scommettesse un euro su Stefano Sacripanti. A dimostrazione, come ripeterò sino alla noia, che nel nostro campionato non ci sono certezze. Neanche che la stramilionaria EA7 vinca lo scudetto. Checché ne pensino Proli e il suo ufficio stampa che si è trasferito da Mamma Rosa, in via Rizzoli, a Crescenzago. Numero civico a piacere.