E’ subito caos: il gran rifiuto di Hackett alla nazionale

petrucci hackett

Il caro amico Carlo mi ha giustamente fatto notare quanto i giornali abbiano parlato poco dello scudetto della Reyer dopo che l’ha vinto giusto un mese fa. In effetti nelle ultime settimane hanno tenuto banco la Milano dell’Orco buono (o cattivo?) e la Segafredo dello spietato Tagliateste più della Venezia tricolore di Napoleone Brugnaro. E posso pure arrivare a capirlo: col portafoglio gonfio del padrone si può comprare di tutto e di più. Come il campione da tre o due milioni di euro all’anno, che per Re Giorgio e il Re del Caffè sono caramelle, e, a maggior ragione, le pagine dei giornali che si vendono per un pugno di spiccioli in pubblicità. Ettore Messi(n)a ha un budget di trenta milioni e Sasha Djordjevic di quattordici. Più bonus vari. Che possono gestire come vogliono. Beati loro, ma non ditemi anche che sono stati bravi a convincere Sergio Rodriguez e Milos Teodosic a venire a giocare nell’Armani o nella Segafredo. Forse ci sarei riuscito anch’io. E comunque perché nessuno invece non tira fuori altre storie come quelle di James Blackmon, che ora si è accasato a Trento,  o di Pietro Aradori che è una via di mezzo tra il caso Icardi e il caso Perisic in casa Inter? La domanda è retorica e quindi non esige una risposta. Però tenetevele a mente perché magari, se me le ricorderete, potrei raccontarvele un’altra volta assieme a quelle di Simone Fontecchio, che poi è andato a Reggio Emilia, o di Andrea Cinciarini che né Simone PianigianiLivio Proli avrebbero voluto trattenere ancora un secondo a Milano. Per non parlare di Amadeus Della Valle o di Christian Burns, assolto dall’accusa di doping grazie alla difesa dell’ottimo avvocato Florenzo Storelli, che è stato sostituito nell’Olimpia da Paul Biligha come avevo titolato il 18 giugno: “Biligha è il primo colpo di mercato del Messi(n)a“. Intanto non credo sia stato il caldo, ma su Instagram c’è stato Daniel Hackett (nella foto-abbraccio con Petrucci) che si è sfogato contro chi gli vuole mettere i piedi in testa e lui non glielo permetterà di certo perché “è da tempo che vado dicendo che il sistema è malato e non ha rispetto di niente”. Per la verità Danny Boy non è stato così chiaro nel suo sbotto d’estate, né ha precisato con chi ce l’avesse, ma soltanto per il fatto che i giornalisti di regime abbiano fatto orecchie da mercante non occorre essere aquile per capire che se l’è presa con il Palazzo e in particolare con il signore di Valmontone e spero non pure con MaraMeo Sacchetti. Il quale, dopo il forfait di Nicolò Melli, è già in difficoltà con i lunghi e non vorrei adesso anche con i piccoli. Perché sapete come sono fatto: non mi piace girare intorno al lume e allora vi spiego come penso siano andate realmente le cose. Hackett nei giorni scorsi deve aver comunicato a Giannino Petrucci di non volerne sapere d’andare in ritiro con la nazionale il 22 di luglio anche a costo di rinunciare per tutta una serie di ragioni ai Mondiali in Cina. Non ultima che è stanco e stressato da una lunga stagione nel Cska di Mosca con la quale ha vinto l’EuroLega a maggio e il titolo russo a metà giugno. Ma anche che è sposato da neanche un anno, ha una figlia (Victoria) di nemmeno due e così non è mai a casa (Pesaro). In più il ricordo di una squalifica mal digerita di sei mesi inflittagli dalla Federbasket per avere nel luglio del 2014 abbandonato il ritiro azzurro di Trieste e le voci sempre più insistenti di una rinuncia anche da parte di Gigi Datome pure lui operato al ginocchio come l’ex compagno del Fenerbahce, fresco sposo e appena ingaggiato dai New Orleans Pelicans. Ebbene il presidente federale ha invece evidentemente pensato di potere riuscire ancora a convincere Hackett d’unirsi al gruppo di Sacchetti, che si è radunato oggi a Milano e che parte domani per il Trentino, e gli ha concesso “per motivi personali” altri quattro giorni di vacanza. Insomma avrebbero dovuto incontrarsi venerdì a Pinzolo per chiarirsi e invece mi sa tanto che Daniel non si presenterà perché proprio non ha gradito il comunicato di Giannino che anzi l’ha mandato fuori di testa e per questo sarà di nuovo squalificato. Perché all’Italia non si può dire no per nessuna ragione al mondo. E così l’avrete capito che i campioni della Reyer, dei quali avevo tutte le più buone intenzioni di parlarvi, sono passati in secondo piano, ma non ancora in fanteria: lo giuro. E per scusarmi un paio di news anche gliele mollo a quel sanguisuga dell’Anonimo Veneziano che altrimenti non sa cosa scrivere se non la bufala dell’acquisto di Nemanja Nedovic dall’Armani. E perché non anche di Mike James o di James Nunnally? Scriva piuttosto, così non si sbaglia, che Federico Casarin ha già preso Jeremy Chappel e Luca Campogrande: il primo soprattutto per giocare in EuroCup mentre il secondo sarà girato in prestito ad un’altra squadra di serie A (Pistoia?). Dal momento che il promettentissimo sedicenne Davide Casarin sarà il terzo playmaker oro-granata e Walter De Raffaele è intenzionato a dare più spazio a Stefano Tonut nel quintetto-base. Nel frattempo sarà il caso che al succhiaruote del Gazzettino qualcuno faccia sapere che Valerio Mazzola è stato operato tre settimane fa al tendine del polso: sarà dunque out almeno sino a metà autunno e per questo arriverà un nuovo lungo. Molto lungo. Che non è Cervi a primavera. Di cui gli dirò nome e cognome, peso e altezza, domani o dopo. Sempre che sia almeno bravo a copiare.