Torna Diener e Cinciarini va all’Armani con Datome?

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Guardando gli altri mi consolo: se sono becco, non sono solo. E’ un proverbio veneziano che mi piace da morire. E che oggi faccio volentieri tutto mio. Così tanto per dire che, se pensate che scriva un mare d’idiozie, figuratevi quanto indigesti mi siete voi. Ipocriti e farisei. Pagliacci di corte e lecchini d’oro. Giochiamo allora a carte scoperte. Smettendola di prenderci giro. Poche balle: a Milano è tornato in sella Livio Proli. Come andavo auspicando da mesi e come andavo dicendo da giorni. Facendovi magari storcere il naso, ma solo l’idea che l’Olimpia potesse finire nelle mani della Confraternita dell’Osiris mi bloccava la digestione e mi rovinava il pranzo e la cena. O forse non le avete sentite anche voi le sirene d’Ulisse che dall’isola dei Conigli (de)cantavano il ritorno di Mike D’Antoni, o Djordjevic, e di Coldebella all’Armani? Di Sasha e Claudio non ho proprio nulla da dire. Anzi. Sanno fare bene il loro mestiere e, quando vogliono, mi sono pure simpatici, ma sono gli stonati menestrelli, che li esaltano a dismisura, che non posso più vedere. Nemmeno dipinti sui muri del mercato del pollame o di San Vittore. Uguale a me – lo so molto bene – la pensa anche il Livido Proli. E allora per questo dico: vi piaccia o meno, viva Proli. Il quale, a sentire i più disinformati, dopo l’incontro di mercoledì con Giorgio Armani si sarebbe preso otto giorni per riflettere e decidere se infilarsi di nuovo le scarpette rosse e riprendere in mano le briglia di una società che senza di lui s’era imbizzarrita da mettere paura. Ma se non vedeva l’ora di cacciare Daniel Hackett sin dalla scorsa estate e con lui il suo difensore d’ufficio Luca Banchi? Mi spiace, avete anche provato a depistarmi con la storia che al cinquantenne manager romagnolo fosse ormai andata di traverso la pallacanestro che non seguiva più nemmeno se glielo ordinava il dottore, ma non ho abboccato al vostro amo. Raccontatela ad un altro pesciolino e comunque, se il portavoce di Proli ha scritto giovedì sulla Pravda rosa che Milano è tornata in mano all’ex presidente, non è una notizia da prendere per buona al 99 per cento, ma al mille per mille. Del resto nei giorni scorsi sono andato diritto per la mia strada senza mai svoltare, o sbandare, dalla parte di Ale Gentile o di Daniboy. Continuando a pensarla sempre allo stesso modo. E magari anche sbagliando: non lo nego. Se infatti Papà Nando mi giura che tra i due ragazzi c’è uno splendido rapporto d’amicizia, nata sin dai tempi benettoniani, che dura ancora, non faccio fatica a credergli. Non fosse altro perché ci conosciamo da trent’anni. Quando lui e Vincenzino Esposito erano i miei adorati Bonsai di Caserta. Ma questo non toglie nulla al fatto che l’incompatibilità tra i due sul parquet fosse diventata talmente evidente nel corso dei playoff che non se ne sono ancora accorti soltanto gli acritici della Rai e quelli che non vengono mai giù dal pero. Insomma convivere un altro anno sarebbe stato impossibile. Come tra Belen Rodriguez e Stefano De Martino. O, per restare in tema, tra Julyan Stone e Re Carlo Recalcati. Che clamorosamente è rimasto alla Reyer. Dura minga, no non può durare: fidatevi. Era comunque nell’aria da un pezzo che uno tra Hackett e Gentile se ne sarebbe andato da Milano a fine stagione per tentare magari l’avventura nella Nba. Anche se l’EA7 avesse vinto lo scudetto. Nel qual caso però è inutile che ci prendiamo in giro: sarebbe rimasto SottoBanchi e con lui Daniel, non sarebbe tornato Proli e Ale avrebbe tolto il disturbo. Ma allora quasi quasi è stato meglio che in gara 7 di semifinale al Forum i lunghi dell’EA7 si siano dimenticati di fare il taglia fuori sul tiro libero sbagliato apposta da Dyson e che Sanders abbia trascinato ai supplementari il duello poi vinto (come giovedì) da David Logan? La risposta esatta non ve la posso certo dare io: sarà il tempo, come sempre, galantuomo a stabilire la verità dei fatti. Soprattutto se sinora me li avevate raccontati male o addirittura distorti. Però non sono neanche nato ieri e quindi ho capito in sintesi molte cose. Uno che Hackett deve averla combinata davvero grossa per rinunciare a un altro anno da 700 mila euro. Più grave ancora del gran rifiuto di giocare la scorsa estate in nazionale quando fu pesantemente multato e poi perdonato. Stavolta invece pare proprio indifendibile. Due che attorno a SuperAle Gentile e Samardo Samuels ora Proli costruirà un’Armani tutta nuova e più forte di quella dell’ultimo scudetto. Magari soffiando a Reggio Emilia quel playmaker da favola che è diventato l’Andrea Cinciarini che domani compirà 29 anni e che stasera, in gara 4 a Sassari, magari potrà riavere accanto per qualche minuto Drake Diener che smania dalla voglia di giocare contro il suo ex Banco di Sardara. Tre che nel mirino di Proli ora ci sono il ritorno dal Kazan di Curtis Jerrells, bocciato da Banchi, e quello di Gigi Datome in Italia e in maglia EA7. Quattro infine che con gli azzurri Gentile, Cinciarini e Datome ora tutte le strade portano a Simone Pianigiani. Anche se non dispiace il Don Giovanni Plaza legato però a Malaga da un lungo contratto, ma già contattato.