Si scrive Dembinski: adesso finalmente l’ho imparato

edi

Si continua a scrivere del derby di Bologna che si è giocato nel giorno della Befana. Dio che barba: neanche James Harden ce l’ha così lunga. Due punti alla Virtus che ha vinto di uno dopo un supplementare, l’Unipol Arena squalificata per un turno e il Gazzettino di Venezia che ancora oggi ha titolato: “Rosselli e Ruzzier, una serata da leoni”. Io anche capisco che Guido Rosselli è stato capitano della Reyer e che Michele Ruzzier è dall’Umana in prestito alla Fortitudo di suo zio coach Matteo Boniciolli. Però, suvvia, non esageriamo: Rosselli è un signor giocatore in A2, ma la serie A, per quanto mediocre sia, gli va comunque stretta come la giacchetta di Gelsomino Repesa. Quanto al nipote dell’allenatore-manager di Trieste avrà anche segnato 19 punti nella partita del secolo, come l’ha definita l’elettrica morosa di Stefano Mancinelli, ma nemmeno alle giostre dell’oratorio si sparacchia in quel modo l’ultimo tiro della possibile vittoria nel derby di Basket City. In più non è che segua moltissimo l’A2, però mi dicono che per tutto il girone d’andata il playmaker con la maglia a bollini blu è stato solo un cruccio persino per suo zio. Quanto invece a Nina Zilli, pseudonimo di molta fantasia, però neanche poteva chiamarsi Maria Chiara Fraschetta e pretendere di avere poi successo in radio e in tivù, forse è meglio che continui a scrivere belle canzoni e a cantarle. Che al basket ci possono benissimo pensare altri. Per esempio Sacripantibus, il prossimo cittì d’Italia, che ancora si domanda come ha fatto domenica sera la sua Avellino a battere Trento. Lo chieda a Maurizio Buscaglia. Perché io non trovo il coraggio e intanto magari gli spiego come ha fatto Torino a vincere a Varese. Il paisà Frank Vitucci ha dovuto rinunciare a Peppe Poeta che, poveretto, gioca sempre con il mal di schiena e questo è bastato perché la Fiat tornasse al successo dopo che aveva perso in casa (contro Brescia) con il (vice) playmaker azzurro di Ettore Messina a mezzo servizio. Solo una fatalità? Non credo. E comunque, già che ci sono, colgo l’occasione per ringraziare quei tifosi della Reyer che finalmente mi hanno insegnato, dopo anni e anni d’inutili ricerche, come cavolo si scrive Edi Dembinski. Hanno difatti esibito dietro ad un canestro del Taliercio questo cartello: DEMBINSKIFO. Peccato che per la telecronaca del primo dell’anno in laguna la Rai avesse mandato E.T. Fanelli e non lui. Domani con il derby del millennio, potrò esagerare anch’io?, tra Cantù e Milano a Desio si chiude il girone d’andata e allora una volta in più anticipo Mamma Rosa che, con la fantasia che si ritrova, darà senz’altro i voti in pagella alle sedici squadre di serie A. Però lo faccio a modo mio comparando la mia classifica d’inizio campionato con l’attuale e così capirete da soli chi s’è comportato bene e chi male. Dunque al pronti-via ovviamente l’Armani era in pole position. Poi, staccate di un bel po’ Venezia, Reggio Emilia e Avellino. Quinta Sassari davanti a Brindisi, Trento e Torino. E sono otto. A seguire Cantù, Varese, Brescia, Cremona e Pistoia. Infine Capo d’Orlando, Pesaro e Caserta in lotta per non retrocedere. Mentre oggi la classifica è questa: 1. Armani, 2. Umana, 3. Sidigas, 4. GrissinBon, 5. Betaland, 6. Banco di Sardara, 7. Germani, 8. Enel, 9. The Flexx, 10. Pasta Reggia, 11. Fiat, 12. Red October, 13. Dolomiti Energia, 14. Consultinvest, 15. Vanoli, 16. Openjobmetis. Lo so: faccio fatica anch’io ad abbinare il nome di un club a quello del suo sponsor, soprattutto Brescia alla Germani o Pistoia alla The Flexx, ma abbiamo tutto il girone di ritorno per imparare a farlo e nel frattempo, finendola di menare il can per l’aia, vi sarete già fatti un’idea di chi ha entusiasmato e chi ha deluso. Più in alto di tutte ha allora saltato Capo d’Orlando che è volata dal 14esimo al quinto posto. Ma tanto di cappello anche a Brescia (12-7), Pistoia (13-9) e Caserta (14-10). Mentre un disastro è stata Varese (10-16) seguita a ruota da Trento (7-13), Cantù (9-12) e Cremona (12-15). Nella norma, o quasi, le altre. Su tutte Sassari, poi Brindisi, ma pure Pesaro. Alla quale si chiedeva la salvezza e ha due punti in più delle ultime. Anche se dare la sufficienza a Milano e Reggio Emilia non è facile. Così come non ha molto senso dire che la Reyer di Napoleone Brugnaro ha fatto solo il suo dovere: l’avevo pronosticata seconda e lo è. Ma i dogi mi scuseranno: ne sono strasicuro.