Dan si sposa e Laura mi ha invitato al loro matrimonio

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Non vi tengo oltre sulle spine e vi do subito la notizia che vi potrà così evitare una lunga coda alle edicole: il Basket Mestre ha perso di quattro punti la sfida con la capolista Oderzo nel big-match della serie C gold dopo essere stata avanti anche di dodici lunghezze alla fine dell’intervallo lungo. 18 di Music e 16 di Palombita per Oderzo. 14 di Cucchi e 12 di Saintilus invece per Mestre. Dite che ormai parlo come quelli della Rai? In effetti sto provando a scimmiottarli, ma è molto dura e comunque ho già rinunciato a presentare domanda anche solo di collaborazione alla tivù di viale Mazzini. Non riuscirei infatti, dopo aver imparato a memoria il libro dell’ovvio scritto da Franco Lauro, il caro Laurito, a sopportare anche gli insulti gratuiti che si sono beccati tra capo e collo Edi Dembinski, che finalmente ho imparato a scrivere, con la emme davanti alla bi e nessuna york nemmeno nel nome, e Riccardo Pittis durante tutta le telecronaca di Venezia-Reggio Emilia di otto giorni fa al Taliercio. Dal primo all’ultimo minuto. L’accusa mossa dai quattro scalmanati della curva lagunare era che Dem fosse sotto sotto tifoso della GrissinBon. Mentre Acciughino aveva e ha l’unico torto d’abitare a Treviso. Ora posso anche giurarlo che sono entrambi milanesi nel cuore e che addirittura il peoco con la barba ha tatuato Fiero il guerriero lì dove Belen Rodriguez ha disegnata la farfallina. A Venezia peoco è il calvo. Da non confondere con peocio che è la vongola e con peocioso che è lo spilorcio. Sì, insomma, il pidocchioso. Cioè colui che ti offre da bere al massimo l’acqua del sindaco e guai se gli chiedi un bicchiere di minerale perché in tal caso si frugherebbe in tasca e ti direbbe sconsolato: “Scusa, ma mi sono dimenticato a casa il taccuino e nel portafogli ho cinquanta euro che non mi va di spezzare per cinquanta centesimi. Paghi tu per piacere?”. C’è tutta una florida letteratura sugli uomini tirchi della nostra pallacanestro. A tutti per esempio salta subito in mente DindonDan. Che invece non è un taccagno. Semmai non è generoso, ma è sempre gentile nella richiesta. E poi è Peterson. Per me sempre il numero uno. Ricordo che il pullman che andava a nafta, e puzzava da morire, si fermò al parcheggio della cattedrale di San Basilio di fronte alla Piazza Rossa di Mosca. Scendemmo tutti, giocatori e giornalisti. Anche se nevicava e saranno stati venti gradi sotto zero. Bob McAdoo era stretto in un capottino da miseria e portava in testa una coppola di velluto che ti metteva addosso più freddo ancora. Soltanto Dan rimase al suo posto in seconda fila e continuò imperterrito a fare le parole crociate. Ma prima che smontassi anch’io da quel catorcio (col motore acceso per scaldare solo lui) mi chiese il favore di comprargli ai Magazzini Gum una mela verde. “Che poi, quando torniamo in Italia, ti do i soldi. Non ho difatti cambiato neanche cinque dollari in rubli”. Stupendo. Viva l’America. A stelle e a strisce: è ovvio. Piuttosto nessuno parla di Danilo Gallinari, il figlio di Vittorio, col quale ero buon amico, o di Ciccioblack Tranquillo, col quale non ho mai avuto nulla da spartire, che sono famosi per il loro impressionante attaccamento al dio danaro. A tal proposito pure qui pullulano gli aneddoti e le leggende metropolitane, ma di queste vi dirò un’altra volta: mica muoio domani. Anche se magari piacerebbe a qualcuno. Adesso mi preme piuttosto ricordare che il prossimo Sant’Ambrogio, 7 dicembre, Dan Peterson si sposerà in chiesa e Laura mi ha invitato al loro matrimonio. Non mancherò. Sempre che nel frattempo qualcuno non mi spari o io non sia finito in galera. Non si sa mai con tutti i matti che ci sono in giro. Intanto dite a Laura che l’amo. Come cantava Michele. E, se DindonDan è per caso geloso, almeno che le voglio bene. Intanto sentite questo: “E’ un po’ complicato seguire sia l’intervista (a Russel Westbrook) in un riquadro che la non partita (Est contro Ovest) sul parquet di New Orleans. E quindi, partendo dal presupposto che difficilmente Westbrook rivelerà il segreto di Fatima o i fasti difficili da decifrare come quelli di Piazza Fontana, rimaniamo nella non partita”. Che è finita 182-192: un’autentica pagliacciata-record. Con 52 punti di Anthony Davis mvp dell’All Star giocato in casa sua. E poi ditemi se vi devo anche svelare il nome del telecronista di Murdoch in questione. Chiedo pietà. Passo e chiudo. Non prima d’aver evidenziato la solenne batosta che Raisport ha rifilato a Sky nell’audience cestistico del fine settimana: un milione di spettatori per l’appassionante quattro giorni di Rimini Rimini di Coppa Italia contro i 50 mila scarsi per le due notti delle comiche da New Orleans con Tranquillo e Nonno Heidi Pessina. Perché avevate qualche dubbio? Io neanche mezzo. A domani.