Come ti distruggo tre anni di scudetti in un mese o poco più

Devo essere preoccupato? Non lo so. Forse è l’età. Ma non mi era mai capitato prima di Cesena-Juve d’appisolarmi dopo mezzora di noia davanti alla tivù. E men che meno di perdermi Milan-Juve del Trofeo Tim. Una volta al pizzaiolo salernitano non occorreva che chiedessi d’aggiungere un’acciuga alla margherita: lo sapeva già. Sono anni e anni che la mangio così. Ma da quando Acciuga è l’allenatore di Buffon e Pogba chissà perché l’acciuga sulla pizza non la voglio più. Ho visto invece i 45 minuti della Juve a Sassuolo, ma non domandatemi come ha fatto gol Pereyra nel finale del match: mi ero già da un pezzo addormentato in poltrona e, ahimè, in vacanza non mi porto My Sky, la più grande scoperta del mondo dopo la tivù che è stata inventata da Pippo Baudo. E da chi se no? Di certo il calcio invece non è nato da una idea di Massimiliano Allegri o di Beppe Bergomi perché altrimenti sarebbe uno sport da sbadiglio come il baseball. E non lo è. Sono tanto grave? Come drogato di Juve, che da più di mezzo secolo si perde sì e no una partita all’anno della sua Signora, probabilmente sì. Senza dubbio, dopo un avvio tra mille perplessità, mi ero (e sono) perdutamente innamorato del Conte Antonio al punto che, se soltanto uno mi nomina adesso il Conte Max, mi viene il brucior di stomaco e non gli parlo più per almeno una mezza dozzina di settimane. Esagero? Assolutamente no. Del resto ad Acciuga è bastato un mese, o poco più, per distruggere tre anni di scudetti e una Juve che faceva paura per solidità, grinta, corsa, pressing e vivacità. E chi più ne ha più ne metta. Senza star qui a contare i gol realizzati, i record bruciati e le partite perse. Ve lo dico io che per queste cose ho la memoria lunga: sette sconfitte in 114 partite di campionato. Una ogni sedici giornate. In pratica una all’andata e un’altra al ritorno. E ben due con la Samp. Questa invece mi fa già (e solo) scendere il latte alle ginocchia. Ma come si può? La Juve con l’Acciuga magari vincerà anche il quarto scudetto e sarà almeno semifinalista in Champions: non credo, e ovviamente ci spero, ma non è questo il discorso. Non mi va soprattutto giù che Allegri, sette sconfitte con il Milan alla fine del girone d’andata, 4-3 a Sassuolo, poker di Berardi e conseguente esonero, 11esimo posto in classifica con 22 punti, a ben 30 dai bianconeri del Conte Antonio, sia arrivato e, di punto in bianco, abbia cambiato modulo, dal torrone (3-5-2) al budino (4-3-1-2), cambiando un solo uomo, Evra, e sacrificando Asamoah. Dico Asamoah e ve lo ridomando: ma si può? Il resto lo ha fatto la società facendo passare Conte per un Sacchi bollito ed esaurito, cedendo Immobile al Borussia Dortmund e prendendo Morata (mezzo rotto) in prestito dal Real, permettendo alla Roma di rinforzarsi con Iturbe e neanche facendo un’offerta all’amica Udinese per la metà di Cuadrado. Aveva (e ha) in mano Berardi, Zaza e Gabbiadini e li ha lasciati là. E sabato magari a Verona contro il Chievo giocherà con Pepe al fianco di Tevez, l’unica punta superstite, e con Bonucci e Ogbonna centrali di difesa. Auguri. D’accordo, il calcio d’agosto aiuta a prendere lucciole per lanterne. E il mercato è aperto sino a tutto lunedì. Ma se pensate che arrivi Falcao, l’oppio per i grulli, a un milione di stipendio al mese, state freschi. Semmai se ne andrà Arturo Vidal che, detto tra noi, farebbe pure bene. Perché, cantato dagli Showmen, e riveduto e corretto da Pirlo, un’ora sola con Acciuga non starei…