Cerella sì, Tonut no e la solita Italia dei raccomandati

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Avevo nel mirino Paola Ellisse. Con due elle e due esse. Ma non ho premuto il grilletto. Non sparo alle donne e ai bambini. A meno che non abbiano più di settant’anni. Come Giannino Petrucci. Che per un suo capriccio ha cacciato Simone Pianigiani. Col quale non andava più d’accordo. E sapete la ragione? Una volta, prima dell’ultimo Europeo, l’ex cittì è venuto a mangiare con me il galletto con le mani. E lui, questo, non l’ha proprio potuto digerire. Non mi credete? Fate pure a meno. E non mi credete neanche se vi confesso che mi sono abioccato dopo pranzo davanti alla televisione come un vecchio bacucco? Un tempo questo mi succedeva soprattutto d’estate guardando i Gran Premi di Formula 1. Oggi mi è accaduto vedendo in registrata la gara 2 tra Milano e Venezia. Forse perché era già tutto scritto e scontato. Né bisognava essere dei geni per immaginarlo. L’EA7, per quanto mal fatta e mal allenata, non poteva perdere due partite di fila a Desio. La mia paura è piuttosto che questo basket servito ogni sera dalla Rai e da Sky cominci ad uscirmi dagli occhi. E anche dalle orecchie se continuate a zigàr in quel modo. Come dicono a Udine. Dove zigàre è molto più fastidioso di gridare. Segna Simon il canestro del 47-25 a qualche “nano secondo” dall’intervallo e mi sveglio di soprassalto. E ovviamente di cattivo umore. Cosa avrà mai fatto di così eccezionale la guardia di Zagabria perché l’Ellisse, due elle e due esse, urli in quel modo? Poco più che il suo dovere. Credo. O, meglio, semplicemente quello che non ha fatto giovedì e per il quale è stato comunque pagato. E pure bene. Krunoslav Simon, ieri mvp con 17 punti, è l’unico croato dei futuri campioni d’Italia che in verità terrei anche per la prossima stagione. Ma se arriva, come è certo, Abass, non è che Ricciolino Della Valle eventualmente sarebbe di troppo? Tanto più che, se Alex Gentile non resta sul parquet almeno una mezzoretta a partita, poi tutto il suo clan tiene il broncio e questo è assolutamente da evitare. Sarei difatti anche stufo di vedere tante facce da scontenti come l’altra sera sulla panchina dell’Olimpia. E più di me dovrebbe esserlo Giorgio Armani che non è il dottor Balanzone di Milano e neanche il Totò di “e io pago”. O almeno lo spero. Ma sono soprattutto stanco di sentir dire resettare, il verbo che torna di moda ad ogni playoff e del quale si riempiono tutti la bocca spesso anche a sproposito. Come Bruno Cerella che, per spiegare la resurrezione di Milano contro una Reyer più morta che viva, ha dichiarato a Nicolò Cerboncini, che così credo si chiami la news entry bizzarra di Sky: “Siamo stati capaci di resettare il cervello”. Bravi. E mi mordo la lingua evitando una battutaccia di rimando sin troppo ovvia. Piuttosto mi piacerebbe domandargli qual è il suo barbiere perché magari, se passo per Milano, ci faccio un salto anch’io. E comunque prima o poi , di questo passo, qualcuno vorrà anche resettare la moglie per far rabbia alla suocera o si resetterà le palle per aver la voce di Mario Giordano con il bavaglio. E perché, già che ci siete, non mi resettate anche Ciccioblack Tranquillo? No, questo è impossibile: non ve lo permetterebbero il nipote dell’ex ministro Oscar Mammì e la stessa ex moglie del Barone Boselli, il caro Franco amico mio. La quale non può ogni volta meravigliarsi di “questo ragazzo che non finisce mai di stupirci”. E a me lo dice? Di Stefano Tonut io parlo a tutti bene da più di un anno. Piuttosto lo faccia presente a Ettore Messi(n)a che non ha neanche inserito il mulo di Alberto nella lista dei ventiquattro azzurri per i raduni di preparazione al preolimpico. Dove compaiono invece i nomi del Vitali della Virtus retrocessa, forse raccomandato da Giordano Consolini, e dello stesso Cerella. Oltre a quelli di Zerini, Magro, Cournooh e dell’altro Vitali incerottato. D’accordo, Tonut non avrebbe trovato posto tra i dodici che a Torino dal 4 al 9 luglio proveranno a regalarsi i Giochi di Rio de Janeiro. E guai se non ci riusciranno: Giannino potrebbe anche spararsi. Però dopo tanta gavetta nell’Italia sperimentale con Caja e Dalmonte in Cina, volevamo dargli almeno questa piccola soddisfazione? Ma siamo matti? E perché mai? Perché Petrucci non vuole che nessuno della nazionale abbia qualcosa a che fare con “quel bastardo”. Che sarei poi io. Se invece volete già l’elenco dei dodici apostoli del Messi(n)a che disputeranno il preolimpico eccovi accontentati: Aradori, Bargnani, Belinelli, Cervi, Cusin, Datome, Della Valle, Gallinari, A. Gentile, Hackett, Melli e Polonara. E vediamo di quanto mi sbaglio. Anche se io un Pascolo non lo lascerei a casa e lo porterei al posto di Cusin. E così mi spiace ma ho bruciato pure il friulano, che andrà a Milano, con le braccia più lunghe di quelle di Gianni Morandi. Mentre mi faccio un nodo al fazzoletto in modo che non mi dimentichi di domandare la prossima volta al buon Ettore chi gli ha sconsigliato di puntare su Arcidiacono e in seconda battuta pure su Cinciarini. Neanche non avessimo bisogno di un playmaker come del pane quotidiano. Io lo so, ma se me lo dice lui facciamo prima.