L’Italia ha anche un Buffon sul ghiaccio: Alex Caffi

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Il severo tabaccaio della piazzetta di San Vito di Cadore mi ha invitato a scrivere che finalmente l’Italia dell’hockey ha tenuto a casa i vecchi e gli oriundi. A parte un paio. E l’accontento subito. Ora non so se abbia torto o ragione: certamente se ne intende molto più di me di questo sport del quale però non è proprio vero che ne sappia poco o nulla. Da ragazzino infatti, durante le vacanze di Natale, prima che Carlo Vanzina girasse il primo cinepanettone, non mi perdevo una partita dell’invincibile Cortina Doria allo stadio olimpico del ghiaccio. In piedi e in gradinata. Dietro la gabbia del mitico Jack Siemon o del povero Vittorio Bolla, portiere dei Diavoli. “Bola, ciapelo”. Sì, insomma, “prova a prenderlo” gli urlava per sfotterlo la curva ampezzana dopo che il disco aveva già gonfiato la rete della porta milanese. Erano gli anni d’oro dei fratelli Darin, Gianfranco e Alberto, di Frison che faceva l’idraulico o del figlio dell’Enrichetta Mastel, di Ghezze e Savaris, degli Alverà, i Gasperi e i Verocai che a Cortina sono come il prezzemolo: non mancano mai. Quattordici scudetti in 19 anni. Cinque consecutivi. Meglio della Juve. Almeno sino al prossimo maggio. E adesso? E’ stata domenica pomeriggio davvero una bella amichevole quella tra la nostra giovane nazionale senza complessi e i russi del Metallurg di Magnitogorsk, città lontana tra i monti Urali e squadra di ferro, che è in ritiro a Garmisch, in Germania, e l’estate scorsa lo è stata proprio a Cortina. Ebbene hanno vinto 4-2 gli azzurri come nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Lo stadio olimpico quasi pieno, tanti ragazzini con le maglie robuste da hockey e i colori dei loro club, Cortina e Pieve, che dipingevano tutta la tribuna di una curva. Calore sul ghiaccio ed entusiasmo sugli spalti. Solo la sera prima, a 40 chilometri di qui, a Calalzo, gli ultrà di Padova e Spal si erano scontrati per le strade del paese bloccando il traffico sulla statale del Cadore. Una guerriglia calcistica in piena regola: lancio di bottiglie e sampietrini, fumogeni e spranghe di ferro. Daspo a due denunciati. Il contrasto è fortissimo, stridente, ma questa è la cultura sportiva nel Paese e possiamo farci poco o niente. Però, se qualcuno adesso mi chiede se per caso so com’è finita l’amichevole tra le due squadre di serie C, penso d’essere autorizzato da tutti a mandarlo seduta stante a remengo. O sbaglio? Assolutamente non credo. L’eroe dell’Olimpico è stato Alex Caffi che ha parato tutto. Con i guantoni e la stecca, i gambali o i pattini. E un po’ di culo che non guasta. Specie nel terzo tempo quando gli orsi russi, molto appesantiti dal lavoro della prima settimana di preparazione dopo il letargo, hanno comunque tirato fuori le unghie e hanno provato almeno a pareggiare il conto con gli azzurri. Senza riuscirci. Il nostro Gigi Buffon sul ghiaccio, che dal prossimo campionato difenderà la porta dell’Hafro Cortina, mi ha ricordato Jack Siemon, che veniva dall’Ontario e portava i capelli a spazzola. Magari non nel fisico ma nella bravura. Sveglio e svelto, seppure così infagottato.