Brescia dalla polvere all’altare ma suvvia non esageriamo

graziellaPerDiana, cosa mi state raccontando? Sono tutto orecchie e su molte cose sono anche d’accordo. La Leonessa del basket è la splendida Brescia. Sei partite e sei vittorie: non avrebbe potuto far meglio. La Palisse. In casa ha battuto Avellino, Varese e domenica Reggio Emilia. E fuori ha vinto a Pesaro, Trento e Brindisi. L’anno scorso, più o meno di questi tempi, alla sesta giornata era invece ultima. Alla pari con Cremona che alla fine sarebbe retrocessa. Un solo successo con la Cantù di Gerasimenko già nel caos. E cinque rovinose sconfitte: a Pesaro, Sassari e Avellino più quelle a Montichiari con Milano e Capo d’Orlando. Lo stesso allenatore: Andrea Diana uscito dalla Don Bosco di Livorno come De Raffaele, Ramagli, Dell’Agnello e me ne dimentico un quinto che, se me lo ricordo, magari più tardi ve lo dico. A spanne la stessa ossatura di squadra: i fratelli Vitali, Lee Moore, David Moss e Marcus Landry. Più Franko Bushati. Più Christian Burns che quest’estate è andato in nazionale e poi, poveraccio, a Cantù. La stessa presidentessa: Graziella Bragaglio di cui si è innamorato Werther Pedrazzi. “Cascata di capelli biondi, occhi chiari sempre sorridenti con sfumature di ghiaccio trasparenti: un’icona”. Peccato che abbia sott’occhio un ritaglio della Gazzetta dell’8 novembre proprio di un anno fa e i Bravi&Cattivi di Mario Canfora (il mitico C10H16O) con un tondino della Bragaglio che grida e non mi sembra particolarmente di buon umore. Difatti il pizzaiolo di Mamma Rosa boccia lei e la società con un irrimediabile 4. E non perché la Germani le aveva beccate di un punto (89-90) dall’Orlandina del Patata (Fitipaldo 33, Archie 20, Landry 22, Michele Vitali 16) ma perché aveva cucito le bocche dei giocatori che avrebbero potuto davvero raccontarne di belle sul conto del loro coach. Del resto Giovanna, la moglie di Re Carlo Recalcati e non so se anche la nonna del Corsaro nero, stava già cercando casa a Brescia e il diesse Sandro Santoro era in parola con l’ex cittì dell’Italia medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene del 2004. A meno che PerDiana non avesse vinto in trasferta a Brindisi con MaraMeo Sacchetti e a Varese con Paolo il caldo Moretti. Che era un po’ come pensare che Gas Gas Trinchieri possa prima o poi allenare l’Armani di Proli e avere come suo vice-vicario Ciccioblack Tranquillo. E invece bisogna sempre fare i conti anche con il demonio. Che ispirò lo stesso giorno di novembre Stefano Babato del Gazzettino che, nonostante il suo maestro glielo sconsigliasse, scrisse un pezzo che, se oggi potesse, se lo mangerebbe con la carta e tutto. E lo ingoierebbe in un sol boccone. “Il campo ha una grande virtù: tende a raccontare sempre la verità. E cioè che senza un briciolo di testa (leggesi play) e senza lunghi adeguati, fisicità e atletismo, non si va da nessuna parte. E il campo sta dicendo che la Reyer non ha né l’uno né l’altro. Se entra il tiro da fuori, bene. Altrimenti è grigia. E in buca, giocoforza, sono finiti un po’ tutti. Una squadra senz’anima che non trasmette nulla. Se non tristezza. Difficile è poi dire quale sia il male peggiore tra Haynes e Hagins. E’ un po’ la storia dell’uovo e della gallina, ma una cosa è certa: entrambi si stanno rivelando inadeguati”. Stefano non scrive male, e un tempo mi chiamava anche sottovoce maestro, però il guaio è stato che la Reyer di Haynes è diventata al termine della storia campione d’Italia e non mi racconti adesso che l’ha trascinata al titolo la fisicità di Batista che ha indovinato una partita dei playoff su cinque. Fisicità è un termine che aborro dal mio lessico. Come gli eccessi. A meno che non siano provocazioni e quindi è satira. Insomma non mi si può raccontare che Brescia oggi è un club e una squadra modello per tutti, mentre dodici mesi fa era quasi da buttare e da rifare da cima a fondo. Così come Venezia alla sesta giornata della passata stagione dopo il rovescio di Pesaro “non poteva giocare un gran brutto basket”, né poteva già essere “De Raffaele sulla graticola pur continuando a godere della fiducia di Casarin. Ma sino a quando? Lo scopriremo solo vivendo”. Difatti ne è passata da allora d’acqua sotto i ponti e tra calli e campielli è stata festa tricolore. Intanto mi è venuto in mente il quinto allenatore che è uscito dall’oratorio di Livorno: Luca Banchi. Mentre Fitipaldo si è fratturato un pollice e Sacripanti(bus) è nei guai. Mentre la stessa Avellino, oltre a Torino, Trento, Sassari e Reggio Emilia stanno giocando in Coppa e non so più quale partita seguire su Eurosport player. Mentre la gran bella famiglia della Virtus ha cacciato di casa il capitano Guido Rosselli che non poteva giocare meno minuti di Klaudio Ndoja. Mentre un altro Wright è sbarcato alla Grissin Bon e magari arriva anche Archie e per carità non Kangur. Di modo che non si sa mai: Reggio ora ultima e senza vittorie potrebbe anche conquistare i playoff di maggio e Max Chef Menetti dalla polvere tornare sull’altare. Così mi divertirei ancora da matti a sbeffeggiare quelli che hanno sempre la verità in tasca, ma non s’accorgono d’avere le scarselle coi buchi.