Ad Augusta in testa Spieth, però io sto con McIllroy

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Dovrei star zitto perché non scrivo di green e fairway dalla fine di gennaio: “Mi spiace, ma il golf non è uno sport per gli italiani”. E vi ho spiegato i dieci perché. Che poi potrebbero essere anche cento e più di cento. E non per colpa della Federazione di Chimenti: sia chiaro. Ma proprio delle nostre teste bacate. Però che la Gazzetta dello sport di oggi abbia dedicato al Masters di Augusta, che è il primo dei quattro Major della stagione della Ryder Cup, 30 settembre – 2 ottobre ad Hazeltine, in Minnesota, e per me il più affascinante del poker di eventi, appena ventisei righe in tutto, le ho contate, comprese le sei dei risultati, a pagina 35 di tuttenotizie, tra ippica e beach volley, mi sembra francamente uno scandalo. Tanto più che ci informa di quel che è accaduto nella giornata di giovedì in Georgia e oggi, se non sbaglio, è sabbato, con due bi come ormai dicono in tutti i telegiornali romani della Rai. Insomma c’è di mezzo un venerdì. Nel quale si sono giocate altre diciotto splendide buche tra la mattina e il pomeriggio. E o hai Sky o, meglio, My Sky, così non devi star sveglio sino a mezzanotte, o sei assolutamente fritto. Soprattutto se ti aspetti che ti dia una mano Mamma Rosa. Capisco che all’Augusta National questa volta, come già nel 2014, non c’è Tiger Woods che ha un dolore ormai cronico alla schiena e si è preso un lungo riposo a tempo indeterminato dopo l’ennesima operazione di sei mesi fa. Ma di lui parla ancora e sempre il mondo. Capisco che per la seconda edizione di fila non ci sono italiani: il timido Francesco Molinari non ce l’ha fatta a qualificarsi e chissà in quale bicchier d’acqua si è di nuovo perso Matteo Manassero. Di cui non parla più nessuno, neanche le riviste mensili specializzate, e per questo sono molto preoccupato e magari anche autorizzato a pensar male. Se non addirittura il peggio. E cioè come minimo che il bel giovanotto veronese non andrà neanche a Rio de Janeiro per partecipare alle prime vere Olimpiadi del golf (11-14 agosto). Alle quali potranno partecipare solo sessanta giocatori e sessanta giocatrici, in gara dal 17 al 20 agosto, con criteri d’ammissione molto rigidi. Ma di questo e altro, lo prometto, vi dirò magari la settimana prossima. Adesso vi devo aggiornare su quanto è accaduto nel secondo giro di ieri a Augusta. Altrimenti critico la Gazzetta e poi razzolo esattamente come lei. Nonostante i 74 colpi (+2) di giornata, Jordan Alexander Spieth ha mantenuto la testa dell’80esimo Masters. Ma una spiegazione c’è: soffiava un vento, ora in faccia ora di spalle, che piegava quasi le azalee della buca 13 che sono il simbolo e la bellezza di questo percorso difficile quanto fantastico. Meglio così, comunque, mi vien da aggiungere, se devo essere onesto: non posso infatti affermare che il ventiduenne texano di Dallas, numero 2 al mondo dietro Jason Day, mi sia antipatico. Anzi, per essere un americano a stelle e a strisce, lo metto in cima alle mie debolezze golfistiche, ma Spieth ha già trionfato ad Augusta l’anno scorso, eguagliando il record (-18) di Tiger, davanti a Phil Mickelson e l’inglese Justin Rose. E poi sfacciatamente io tifo per Rory McIlroy che ieri è stato uno dei quattro con quel ventaccio a giocare sotto al par (-1). Di modo che ora la star nordirlandese di Hollywood, numero 3 del world ranking, è risalito dal nono al secondo posto della classifica e stasera, dopo le 21 (diretta su Sky Sport 2), partirà nell’ultimo flight proprio insieme a Spieth che lo precede di un solo colpo. Mentre Phil Mickelson che proprio non posso vedere, forse anche perché mancino, non ha neanche passato il taglio. Eppure era “il grande favorito” del primo appuntamento del Grande Slam del 2016 come aveva pronosticato Roberto Zappa o Nicola Pomponi, uno dei due, li confondo sempre. Forse Zappa. Capita. Anche se io preferisco la coppia Silvio GrappasonniMassimo Scarpa. Con Donato Di Ponzano in panchina. Comunque tutti e cinque uno meglio dell’altro. E dovete fidarvi di uno che non regala mai complimenti a nessuno.