Amore e libidine per le storie segrete del nostro basket che ha scritto Lorenzaccio Sani

Mike-DAntoni

Cosa ci sto a fare a Cortina? Mi sono domandato stamane. E non ho scritto stamattina per evitare la rima. Prendo il sole sulla neve mentre sta succedendo di tutto nel mondo della nostra pallacanestro? C’è per esempio Michelino D’Antoni a Milano. Al quale stasera ritireranno la maglia numero 8. Che è il mio numero e anche quello del Gallo. Che è nato pure lui ad agosto. L’otto dell’otto dell’ottantotto. Così come dovrei stare vicino a Gigi Brugnaro, probabilissimo candidato sindaco di Venezia sostenuto dalla destra, prima che sia di nuovo tentato d’entrare nello spogliatoio della Reyer durante l’intervallo e prima che Carlo Recalcati perda definitivamente la pazienza. Domani l’Umana gioca a Pistoia e non le sarà facile vincere. Ce la facesse, il pizzaiolo salernitano può già infornare le venti pizze che ho scommesso con un amico. Per me la Reyer arriva tra le prime quattro, buttai là una sera d’autunno. Scommettiamo? Ed il topolino cadde nella trappola. Staremo a vedere. Per ora è seconda e non mi fa paura neanche Reggio Emilia. Che avrebbe due punti in meno in classifica se solo uno dei tre arbitri ciechi si fosse accorto che il Cincia s’era aggrappato alla maglia di Superbone che stava volando a canestro. E poi questo Max Menetti mica mi convince sino in fondo e comunque adesso capisco perché ogni due per tre lo mettono in discussione. Come è stato dopo l’incredibile sconfitta di Pesaro e i cinquanta punti beccati dalla contestatissima Armani. Bene, mi sono fatto un altro amico. Uno più, uno meno. Ma sono come lo scorpione che chiese alla rana di salirle in groppa per traghettarlo sull’altra sponda del fiume promettendole di non pungerla. E invece a metà strada la punse. “E’ la mia natura” le spiegò prima che affogassero entrambe. Già, è più forte di me: se non scrivo quel che penso, muoio. Anche se probabilmente farei molto prima ad ammazzarmi. Come me lo augurano in parecchi alle spalle. Spero non anche Michelino. Al quale non ho mai perdonato d’aver preferito la Confraternita dell’Osiris alla mia molto più sincera amicizia. A mezzogiorno mi ha telefonato da Milano la cara maga Bonita che si commuove ancora solo a vedere D’Antoni in foto con la maglia numero 8 della Tracer, campione d’Italia e d’Europa. “Sei anche tu stasera al Forum?” mi ha chiesto. No, mi spiace: sono a Cortina con uno dei miei tre nipoti, quello tutto occhi e riccioli neri. E mi dispiace davvero. Perché al di là di tutto, non ho mai smesso di voler bene al sommo playmaker e più ancora alla sua fantastica Laurel. Che Arsenio soffiò al compagno di squadra, Russ Schoene, se non ricordo male. Non ricordavo invece molti aneddoti su Michelino che ha scritto Lorenzo Sani nel suo libro “Vale tutto” che sta avendo uno strameritato successo editoriale. Ora a Lorenzaccio sono legato da stima fraterna. Sì, proprio fraterna, visto che abbiamo insieme una mamma in Spagna che solo lui e io conosciamo. Così come non è un segreto che abbia sempre considerato quella di Lorenzaccio, sprecato al Carlino, la miglior penna della pallacanestro italiana negli anni d’oro del nostro basket. Quindi mi avreste considerato troppo di parte se vi avessi detto che le sue nove storie raccontate in quasi trecento pagine sono un amore. Da leggere e gustare ad una ad una. Come faccio io da qualche sera prima d’addormentarmi e di dormire poi come un sasso. Ho lasciato allora che fossero gli altri a giudicare il suo libro senza influenzarli. Tanto più che, essendo sempre circondato dagli indiani, nove pellerossa su dieci non badano a quel che scrivo su questo blog e anzi, se possono, fanno il contrario di ciò che vado predicando e ingenuamente consigliando da mesi. E il giudizio dei lettori qual è stato? Indovinate un po’? “Vale tutto” di Lorenzo Sani (e prefazione del grande Mario Boni) era in testa sino alla scorsa settimana alla hit parade dei libri di sport più venduti on line da IBS in Italia. Nettamente davanti a quelli di Buffa e Tranquillo. Come canta Vasco Rossi: è una libidine. Più che un’abitudine. E sorridi. Se ce la fai. Come faccio io adesso dopo aver scoperto come divenne italiano Michelino, ovvero il nipote “di Andrea Di Antonio da Nocera Umbra, sbarcato a New Yok nel 1909, e poi minatore in West Virginia col salario di 65 centesimi di dollaro ogni cinque tonnellate di carbone estratto”. Bastò che Toni Cappellari, su consiglio di Adolfo Bogoncelli, comprasse un bel Rolex d’oro nella miglior gioielleria di Washington e lo regalasse come pensierino gentile allo scorbutico console dell’ambasciata italiana…