Gli otto buoni e gli otto cattivi allenatori del Belpaese

circo

Sei giorni a Natale. Poi, lo giuro, farò il santo. Ma intanto ce n’è per tutti. Pochi esclusi. Perché non riuscirei comunque a vivere senza amici. Nonostante qualcuno di questi magari poi m’inchiappetta. Lo so benissimo. Come Giannino Petrucci e Michelino D’Antoni per esempio, ma pure tanti altri, paraculi o giornalisti. Anche perché non si può essere orsi e al tempo stesso aspettarsi una carezza. Né si può fare di ogni erba un fascio. Altrimenti diventi odioso come il Gufo con gli occhiali, mentre io qualche volta riesco persino ad essere simpatico. Dunque dicevo ieri che l’invidia o la disistima è la matrice comune di tutti gli allenatori di pallacanestro italici. I quali, se non fossero anche ipocriti, dovrebbero stringersi intorno a un’unica bandiera: la mia. Ovvero mors tua vita Pea. Accuratamente evitando tra loro di farsi gli auguri di Natale e di Capodanno. O forse, secondo voi, saranno belle le prossime feste di Luca Bechi, silurato dal presidente di Torino che gli diceva che per lui era meglio di un fratello, o di Orate Frates, l’ultimo dei disoccupati eccellenti al quale nemmeno la nuova Gazzetta regala più una piccola sponsorizzazione? Mala tempora currunt. Loro parlano in inglese, io in latino. E se non mi capiscono, pazienza: non si può piacere al mondo intero. Nel mio piccolo credo d’assomigliare molto a Simone Pianigiani: anche lui vi bastonava tutti e lo ha fatto per sei anni di fila. Tanto che tre o quattro sono dovuti anche riparare all’estero. D’accordo, l’aria di Siena era rancida, come ebbe a dire uno sconfitto, e il merito era più di Luca Banchi. Può anche darsi, visto che poi lo juventino doc della Maremma due scudetti li ha comunque sempre vinti e quello di Milano che vale almeno per tre. Anche in azzurro il mio Simon Mago, bene o male, le ha ogni volta suonate a Gas Gas Trinchieri e Don Gen Scariolo, ma gli è bastato perdere ai supplementari per una fesseria di Alex Gentile contro quella squadraccia della Lituania perché tutti i suoi colleghi s’unissero alle grancasse dei giornali pecorecci e al coro del direttore d’orchestra Giannino Petrucci per evocare il ritorno di Ettore Messina in nazionale. Il quale è bravo, bravissimo, al punto che il sindaco di San Felice Circeo gli ha fatto vincere anche un titolo Nba a San Antonio mentre lui allenava il Cska a Mosca, ma chi può dire il contrario? Ve lo dico io e subito: qualche suo amico allenatore che, scuotendo il capoccione, fa sommessamente notare che Ettore alla guida di Caserta o di Pesaro poco meglio potrebbe fare di Paolini e Dell’Agnello. Per non parlare di Griccioli a Capo d’Orlando dove però sono permalosi e querelano. E quindi è forse il caso di lasciar perdere. O mi sbaglio, caro Toni Cappellari? Sempre ieri vi avevo promesso che avrei diviso da irriducibile manicheo quale sono, oltre che grandissimo bastardo, i sedici allenatori della serie A in due categorie: da una parte otto buoni e dall’altra otto cattivi. E sono di parola. Però devo anche confessarvi che, se non ho fatto fatica a trovare gli otto cattivi, ho dovuto arrampicarmi sugli specchi per scovarne almeno otto di buoni. Tanto che per completare la lista dei promossi di questo autunno senza sole e senza pioggia sono dovuto andare a pescare anche tre coach dall’A2. Ovvero Franco Ciani (Agrigento), Pilla Pillastrini (Treviso) e Artiglio Caja (Roma) che allo sprint hanno avuto ragione dei capoclasse Joe Perdichizzi (Scafati) e Andrea Diana (Brescia) che per altro conosco assai poco. Avrei fatto invece presto a scegliere i bocciati, ma non sono ancora così figlio di buona donna da prendere in blocco la scuderia di Virginio Bernardi e sbattere tutti i suoi cavallini a letto senza biada. Uno perché quella simpatica macchietta di casertano può anche dire di me peste e corna, ma non riuscirà mai a farmi arrabbiare: è difatti testimone di Cicciobello Tranquillo sia di prime che di seconde nozze e la cosa francamente mi fa morir dal ridere. Due perché i suoi allenatori nella massima serie sono Stefano Sacripantibus, Giorgio Valli (precario), Piero Bucchi, Giulio Griccioli, Massimo Cancellieri (vice di Gelsomino Repesa), MaraMeo Sacchetti e Marco Calvani (entrambi a libro paga del Banco di Sardara), ma anche Cesarone Pancotto e Max Chef Menetti che ho inserito tra i cinque buoni assieme a Mauri Buscaglia, Enzino Esposito e Re Carlo Recalcati. Sì anche Re Carlo: non meravigliatevene. Lui farà sempre infatti parte della mia Top 8 per almeno un paio di motivi: è stato l’unico a non aver accettato di farsi passivamente microfonare dai prepotenti Osiris di Sky e in più vorrei vedere voi al posto suo: prima Napoleone Brugnaro, e passi, poi il Pesciolino Rosso come presidenti. Perdereste con Matera e Barcellona Pozzo di Gotto anche in casa. Al Taliercio. Scommettiamo?