Applausi alle nostre donne ma fischi a quelle del basket

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Delle donne del calcio non si può dire niente e non perché è proibito parlarne male, altrimenti poi t’accusano d’essere misogino, ma perché l’Olanda si è dimostrata un sacco più forte. Direi, se me la passate, di un’altra categoria. Soprattutto nel secondo tempo dopo che nel primo l’Italia della Milena (Bertolini) le aveva anche tenuto botta creando pure un paio d’occasioni da rete con Valentina Bergamaschi e Valentina Giacinti. Lo stadio di Valenciennes era oggi di un colore solo: arancione. E questo spiega molte cose. Nei Paesi Bassi il calcio femminile è seguitissimo e piace parecchio, nel nostro abbiamo cominciato a conoscerlo appena da tre settimane e ancora non ci convince completamente: è inutile nasconderlo. Forse perché i ritmi di gioco sono sempre quelli che sono e che definirei, se posso, moviolosi per non dire esasperatamente lenti. Forse perché i portieri sono spesso goffi e basta angolare o alzare un po’ i tiri per farli sembrare anche ridicoli. Forse perché siamo un Paese prevalentemente di maschilisti e fascisti ai quali non è bastato vedere Carola Rackete con le manette ai polsi: adesso chiedono per la comandante della Sea-Watch il carcere a vita. Però le azzurre sono state comunque e lo stesso bravissime. Oltre ogni logica e al di là dei sogni. Essendo in Italia ancora poche le ragazze che giocano al pallone e appena 23 mila quelle tesserate. Contro le 153 mila in Olanda e non so quante negli Stati Uniti d’America. Che hanno già vinto tre titoli mondiali e non sono lontane dal quarto dopo che ieri sera al Parco dei Principi di Parigi hanno eliminato la Francia. Un confronto dei numeri crudele. Così come è stata impietosa la ripresa dei quarti di finale di Valencienns sotto il solleone quando le nostre sono crollate e si capiva da come boccheggiavano che non ce l’avrebbero mai fatta a reggere l’assedio delle olandesi. Che hanno prima colpito un palo e una traversa e poi ci hanno segnato due gol di testa su altrettante punizioni battute dalla fantastica Spitse. Al 70’ la Miedema e dieci minuti dopo la Van der Gragt. Due a zero, niente semifinali e niente Olimpiadi, ma sarebbe potuta andare anche peggio se tra i pali non avessimo avuto Laura Giuliani (nella foto). Brava, agile, svelta, nonché bella, simpatica e juventina: per me di gran lunga il miglior portiere dei Mondiali. E adesso? Mi auguro di cuore che il pallone rosa non si sgonfi dopo il boom anche d’ascolti e non faccia la stessa fine di molti sport minori di cui il BelPaese si ricorda che esistono ogni quattro anni. Ai Giochi estivi e invernali. Delle donne del basket ci sarebbero invece da dire tante cose cattive e per questo stendo un velo pietoso sulla vergognosa resa delle azzurre di Marco Crespi ieri a Nis, in Serbia, di fronte alle ungheresi che avranno anche un centro di due metri e zero otto come Bernadett Hatard, ma alle quali non si possono segnare appena 51 punti in quaranta minuti sbagliando altrettanti tiri. Sì, proprio cinquantuno e l’ho scritto apposta in lettere perché se lo mettano bene in testa che stanno giocando un Europeo di palla nel canestro e non gettata al vento. C’è poco da scherzare: così non si gioca nemmeno all’oratorio. Salvando solo Giorgia Sottana e buttando via tutto il resto. Compresa l’irriconoscibile Cecilia Zandalasini (3/17) che pure è il mio amore per fortuna – spero – non ancora finito.